lunedì, 29 Aprile 2024

Terremoto in Cina, 126 vittime: i soccorsi con -15°C

I soccorsi sono resi difficili dal freddo intenso, con temperature notturne che scendono a -15°C, e dall'interruzione delle forniture di energia elettrica e acqua

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Il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 6,2 che ha colpito la provincia montuosa del Gansu, nel nord-ovest della Cina, ha raggiunto le 126 persone. Secondo la Xinhua, citando dati ufficiali, nella provincia sono state uccise 113 persone e altre 536 sono rimaste ferite. Il sisma ha causato danni a 155.393 case, molte delle quali particolarmente fragili essendo costruite in argilla. Nella regione confinante del Qinghai, ci sono 13 vittime accertate, 182 feriti e 20 dispersi.

I soccorsi sono resi difficili dal freddo intenso, con temperature notturne che scendono a -15°C, e dall’interruzione delle forniture di energia elettrica e acqua. Il terremoto, avvenuto alle 23:59 di lunedì a una profondità di 10 km, ha spinto il presidente cinese Xi Jinping ad ordinare l’invio di migliaia di soccorritori nella regione, una delle più povere della Cina.

La provincia ha stanziato 20 milioni di yuan (2,5 milioni di euro) per l’emergenza e ha inviato aiuti, tra cui 2.600 tende di cotone, 10.400 letti pieghevoli, 10.400 trapunte, 10.400 materassi di cotone e 1.000 set di stufe. Date le condizioni climatiche rigide della zona, i soccorritori stanno lavorando per prevenire ulteriori disastri causati da fattori esterni al sisma.

Nonostante le prime 72 ore siano cruciali per il salvataggio dei sopravvissuti, il clima estremo potrebbe ridurre significativamente la finestra di intervento. Numerose infrastrutture, tra cui quelle idriche, elettriche, di trasporto e di comunicazione, sono state danneggiate. Decine di autostrade e strade rurali sono state distrutte da frane, sebbene non abbiano causato vittime.

Taiwan si è offerta di fornire assistenza, esprimendo cordoglio per le vittime. La presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha dichiarato che l’isola è pronta ad aiutare nella risposta al disastro, nonostante le tensioni politiche con Pechino, che considera Taiwan una “provincia ribelle”.

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