Gli scafisti, originariamente operai a bordo delle navi, assumono il ruolo di trafficanti di uomini: chi dirige e organizza le spedizioni di migrazione, si trasforma in un criminale di centinaia di vite umane. E’ proprio questo il caso dell’episodio avvenuto a Steccato di Cutro. Il 26 febbraio, un barcone di circa 250 migranti provenienti dalla Turchia, è approdato sulla spiaggia della località crotonese. A bordo 66 morti, salvo uno degli scafisti, aggredito sulla battigia dai superstiti. In seguito, all’ipotesi iniziale del barcone spezzato per il mare agitato e il troppo carico, varie indagini, hanno confermato la colpabilità dello scafista.
Il ministro dell’Interno, Piantedosi, sull’accaduto: “E’ una tragedia che ci addolora profondamente e interpella le nostre coscienze ad agire per fermare traversate così pericolose e trovare risposte concrete alla questione migratoria. E’ evidente che questo si può fare solo con un’azione decisa dell’Ue e una forte sinergia con i Paesi di transito. Dobbiamo evitare che chi scappa dalle guerre si affidi a trafficanti di esseri umani senza scrupoli, servono politiche responsabili e solidali dell’Ue” .
La premier Meloni, si è rifiutata di recarsi a far visita alle bare delle persone perite in mare e ha posticipato il suo incontro coi genitori delle vittime. Ha utilizzato la retorica del blocco navale in primis, come uno dei capisaldi del suo programma elettorale e come metodo per contrastare il fenomeno della criminalità degli scafisti. Si esprime sulla tragedia di Cutro : ‘Si potrebbe andare in Siria, o in Afganistan e dire a quella gente che prendere barconi semi galleggianti è pericoloso, meglio un aereo.’ e ‘Prima del diritto a emigrare, c’è quello a non essere costretti a farlo’.
Sul fenomeno della migrazione:
“I nostri hotspot oggi sono pieni e diventa molto più difficile impedire che gli immigrati passino ad altre nazioni, perché non siamo disposti ad accettare che l’Italia sia il campo profughi d’Europa. Siamo stati lasciati da soli a fare questo lavoro a volte fuori dai confini nazionali”.
Il problema migratorio in Italia
Dal 2014 ad oggi, sono morti oltre 25000 profughi e i cosiddetti ‘campi profughi’, sono, spesso, abbandonati a sé stessi; basti pensare a quello sull’Isola di Lesbo, destinato ad ospitare 3000 persone, quando ce ne sono 11000, costretti a vivere in tenda e nei container, al freddo e in pessime condizioni sanitarie e di sicurezza.
Stando agli ultimi aggiornamenti sui dati concernenti il fenomeno: nel 2015 sono arrivati in Italia oltre un milione di immigrati di cui la maggior parte siriani fuggitivi. Un cittadino su otto vive in un Paese che non è quello di origine, gli abitanti nei Paesi più sviluppati fanno meno figli e in maniera direttamente proporzionale, quelli dei Paesi meno civilizzati, ne fanno di più per avere maggior forza lavoro, un lavoratore su tredici è immigrato e, nell’area del Mar Egeo, un profugo su dieci ha meno di 12 anni.