Storico l’accordo dell’Onu per il primo trattato internazionale a protezione dell’alto mare, accordato al Palazzo di Vetro, domenica intorno alle 3 per l’ora italiana.
L’Alto mare è quella zona al di fuori delle 200 miglia nautiche dalle coste, un territorio aperto che rappresenta due terzi degli oceani, minacciato dalla pesca eccessiva, dalla ricerca, e dall’inquinamento. Questa zona fa parte delle acque internazionali, quindi al di fuori delle giurisdizioni nazionali, in cui tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca, per esempio. Allo stesso tempo, l’Alto Mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica. Inoltre con il progresso della scienza è emersa la necessità di proteggere gli oceani nella loro interezza perché producono la metà dell’ossigeno che respiriamo, rappresentano il 95% della biosfera del pianeta e limitano il riscaldamento climatico assorbendo anidride carbonica.
Sono occorsi quindici anni, quattro anni di negoziazioni formali e infine 48 ore, per raggiungere un trattato definitivo. Ad ostacolo all’accordo in questi anni c’è stata la procedura per creare aree marine protette e il modello per gli studi di impatto ambientale, ancor di più la spartizione di risorse genetiche, come crostacei, coralli, batteri e spugne marine, oggetto di attenzione per il commercio e la ricerca scientifica a causa del loro potenziale uso in cosmetica e medicina. I negoziati sul clima come in altre circostanze, sono finite per diventare una questione di equità tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, che si sono battuti per non venire esclusi dall’accesso alle risorse che l’oceano offre. A rafforzare la fiducia Nord-Sud, e facilitare la rettifica del trattato e la sua prima attuazione l’Ue ha promesso a New York 40 milioni di euro.
“La nave ha raggiunto la riva”, ha annunciato il presidente della conferenza Rena Lee presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Il contenuto dell’accordo, non è ancora reso noto, ma verrà tradotto in sei lingue aggiunge Rena Lee. Inutile descrivere l’emozione in aula, gli applausi e l’entusiasmo che i funzionari dell’Onu hanno riservato alla chiusura di questo incontro storico, una grande risorsa per il futuro del pianeta.