Fra crisi economica, climatica e politica, l’Italia ha perso di vista una questione che esattamente un anno fa ha seminato terrore: la possibilità di una guerra mondiale. Oggi, la situazione sembra non essere migliorata, tanto che il cosiddetto ‘Doomsday Clock’ (orologio metaforico che misura il pericolo di un’ipotetica crisi globale) è sempre più vicino alla fatidica mezzanotte dello scoppio della crisi.
In molte nazioni è stata introdotta la leva obbligatoria, fra queste la Grecia, la Lituania e la Danimarca, dove si vuole estendere alle donne. Anche in Italia si è parlato di reintrodurre la leva obbligatoria, con l’appoggio di Matteo Salvini e del ministro La Russa che ha proposto una sorta di mini-naja volontaria di 40 giorni.
La posizione dell’ONU
Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, definisce le azioni di Putin delle violazioni allo Statuto delle Nazioni Unite ed afferma che nulla resterà impunito.
Dopo esser stato in varie città ucraine, in seguito alle sue dichiarazioni, l’ONU ha avviato un’inchiesta per condannare i crimini di guerra compiuti in quelle zone, da dieci anni a questa parte.
Guterres continua a temere che l’orrore che ha visto da vicino, non finirà presto e che la pace sia ancora un sogno lontano:
“The prospects for peace keep diminishing. The chances of further escalation and bloodshed keep growing” – “I fear the world is not sleepwalking into a wider war. I fear it is doing so with its eyes wide open.”
Non stiamo entrando in questa guerra perchè costretti a farlo, ma coscientemente, ‘con gli occhi bene aperti’.
Il fronte orientale e le novità
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov sostiene che l’occidente non sia favorevole a nessuna trattativa di pace e il presidente della Bielorussia Lukashenko ha dichiarato che la sua proposta di ospitare il presidente Biden a Minsk, per un dialogo con Putin, è stata rifiutata da quest’ultimo. Il 21 febbraio Biden si recherà, invece, a Varsavia per un discorso indirizzato a Putin che, lo stesso giorno, parlerà alla Duma.