venerdì, 26 Aprile 2024

Clima impazzito, temperature troppo alte: così l’umanità rischia l’estinzione

Ma la domanda che bisogna porre ai nostri politici è una: il cambiamento climatico interessa davvero o è solo un modo per accalappiare consensi senza però portare avanti cambiamenti significativi?

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Sono trascorsi appena sei mesi dall’estate più calda degli ultimi 500 anni, come riporta lo studio del programma di osservazione della Terra Copernicus: «vaste regioni sono passate da un verde acceso a un marrone arido», eppure la situazione non è per nulla migliorata, anzi.

Febbraio 2023
A Napoli si registrano 21°, una temperatura primaverile, a Roma le temperature si aggirano tra i 16 e i 20°, sulle Alpi c’è il 53% di neve in meno. Dati allarmanti e preoccupanti che dovrebbero smuovere le coscienze non solo dell’opinione pubblica, ma anche di coloro che sono ai vertici del nostro Paese. Eppure sembra che il surriscaldamento globale e il cambiamento climatico non sia un fattore rilevante, ci si domanda ancora se sia notiziabile considerando che sui principali quotidiani del Paese troviamo scarsissime notizie.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Italia preleva più di 33 miliardi di metri cubi di acqua all’anno per vari scopi ed è, generalmente, una nazione moderatamente povera di acqua in quanto il 30-35% dell’acqua proviene da risorse rinnovabili, e ogni anno si registra un amento del 6%. Questa tendenza, unita all’urbanizzazione, all’inquinamento e agli effetti del cambiamento climatico, porta a siccità sempre più frequenti e persistenti, inoltre mette sotto pressione l’approvvigionamento idrico della penisola.

Desertificazione
É uno dei più allarmanti processi di degradazione ambientale a scala globale: interessa oltre il 25% delle terre emerse e minaccia la salute e i mezzi di sussistenza di più di un miliardo di persone. L’Italia e i paesi europei mediterranei sono direttamente interessati al fenomeno della desertificazione, trovandosi in un contesto di problematiche legate a: prolungati periodi di siccità (come verificatosi anche questa estate); presenza di suoli con marcata tendenza all’erosione; alta frequenza di incendi boschivi. In questo quadro, si stima che circa il 52% del territorio italiano sia esposto al rischio di potenziali processi di degradazione del suolo – emerge dagli studi di Piermaria Corona presenti nel documento elaborato e curato dall’Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo – CRA.

Immagine del satellite Sentinel 2
Immagine del satellite Sentinel 2

Le perdite economiche causate dai disastri ambientali sono enormi. Il clima sta già cambiando considerando l’aumento di +1,1 gradi Celsius, e un riscaldamento sostenuto di +1,5 gradi Celsius nel tempo sarà fatale per molti organismi quali le barriere coralline. Gli scienziati stanno nuovamente invitando ogni individuo, comunità, impresa, istituzione e governo a contribuire al miglioramento delle condizioni planetarie, lanciando un appello a “ridefinire il modo in cui viviamo e consumiamo”. Coldiretti ha osservato che il ripetersi di eventi estremi è costato all’agricoltura italiana più di 14 miliardi di euro tra siccità e alluvioni solo nell’ultimo decennio, tra perdita della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture rurali.

Fine dei giochi.
L’umanità deve prepararsi alla possibilità di una fine sempre più vicina.

Bisognerebbe allontanarsi dalle politiche del greenwashing di cui molte aziende si fanno portavoce (oggi il greenwashing si manifesta in molti modi, soprattutto attraverso claim vaghi ed evocativi come “green”, “amico dell’ambiente”, “sostenibile”, “ecologico”, non supportati da dati ed evidenze concrete. Il greenwashing è una strategia attuata dalle aziende, la volontà è quella di di indurre i propri potenziali clienti a credere che un marchio sia impegnato nella tutela dell’ambiente molto più di quanto non lo sia in realtà) e attuare una politica che sia davvero green.

Ma la domanda che bisogna porre ai nostri politici è una: il cambiamento climatico interessa davvero o è solo un modo per accalappiare consensi senza però portare avanti cambiamenti significativi?

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