giovedì, 18 Aprile 2024

Finanzieri nel negozio per un controllo di routine: recuperati reperti archeologici del VII secolo avanti Cristo

La Guardia di Finanza, durante un controllo amministrativo in un esercizio commerciale, ha scoperto dei reperti archeologici di inestimabile valore storico. Il titolare e l'uomo che glieli ha forniti sono stati segnalati per ricettazione di beni culturali.

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Un controllo di ordinaria amministrazione che ha però dato esito quanto mai insperato, e soprattutto ha consentito di recuperare beni di inestimabile valore storico e culturale. Sono infatti stati individuati e sequestrati dalla Guardia di Finanza sette reperti archeologici di origine etrusca, probabilmente provenienti dall’Etruria meridionale, odierno Lazio settentrionale, e risalenti al periodo tra VII e VI secolo a.C. I manufatti, di pregiata fattura e inestimabile valore, sarebbero serviti anticamente come oggetti d’uso quotidiano; in particolare sono state ritrovate due oinochoe, ovvero brocche di vino in bucchero (ceramica nera e lucida), un oinochoe in ceramica d’impasto a bocca trilobata, un holmos, cioè un vaso dotato di un alto piede in ceramica d’impasto rosso, un kylix, che corrisponde ad una coppa per il vino in bucchero, una olla biconica, recipiente di terracotta, destinato perlopiù alla cottura o alla conservazione dei cibi, e una tazza attingitoio.

La scoperta è avvenuta durante un comune controllo delle Fiamme Gialle in un esercizio commerciale di Poppi, in provincia di Arezzo, dove, a seguito di accurate ricerche, sono stati rinvenuti cinque reperti. Le operazioni sono dunque proseguite nell’abitazione del titolare, all’interno della quale è stato ritrovato un’ulteriore vaso pregiato e, dopo aver rintracciato il “fornitore”, identificato in un uomo residente a Calenzano, nell’abitazione di quest’ultimo è stato recuperato l’ultimo pezzo archeologico. All’operazione ha collaborato la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena – Grosseto – Arezzo, la quale ha potuto ricostruire datazione e origine dei reperti, i quali, date le evidenti tracce di incrostazioni terrose, di solidificazioni calcaree e, in alcuni casi, di fratture, si ritiene possano provenire da scavi non autorizzati del sottosuolo. Il materiale archeologico, di massimo valore storico, sarà consegnato al più presto agli enti competenti e messo a beneficio della comunità. I soggetti responsabili delle condotte illecite sono stati segnalati entrambi per il reato di ricettazione di beni culturali; il caso è attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria.

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