martedì, 23 Aprile 2024

I giorni che fanno la storia dello sport, 8 agosto 1786: la prima ascensione del Monte Bianco

L'8 agosto 1786, per merito della coppia Blancard - Paccard, avvenne la prima ascensione al Monte Bianco, dopo una scalata di 14 ore e mezzo. La coppia svizzera rimase in cima alla vetta per 34 minuti, segnando di fatto la nascita di una nuova disciplina sportiva: l'alpinismo.

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Il terzo appuntamento della rubrica “I giorni che fanno la storia dello sport”, dopo il 2 agosto 1998, è dedicato all’8 agosto 1876. Un giorno storico, in cui avveniva la prima ascensione sulla vetta del Monte Bianco, a opera della coppia francese Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard. L’impresa, già di per sé ardua, venne accentuata dal ruolo dei due protagonisti, Balmat era infatti un cercatore di cristalli, mentre Paccard un medico condotto. Non certamente due sportivi attrezzati insomma, ma di fatto capaci di dare il là all’alpinismo, con quella data che di fatto sancì la nascita della disciplina sportiva.

Correva l’anno – 1786

Il 1786 è passato alla storia per la riforma del Codice Penale, con l’abolizione della tortura e della pena di morte, per la prima volta nella storia dell’umanità. Fu introdotta dalla volontà del Granduca Pietro Leopoldo di Toscana. Nello stesso anno, l’astronomo Pierre Méchain scoprì la Cometa Enke, mentre a Torino veniva creato il Vermut. In letteratura viene ricordato come l’anno del viaggio in Italia di Wolfang Goethe, che portò lo scrittore tedesco a mettere nero su bianco l’avventura nell’omonimo libro, pubblicato nel 1816.

Schiller compose “L’inno alla gioia”, divenuto inno dell’Unione Europeoa dopo essere stato musicato da Beethoven, mentre Mozart rappresentò per la prima volta in assoluto “Le nozze di Figaro”. Nello stesso anno terminò la guerra Birmano-Siamese, combattuta nell’odierna Thailandia. Conosciuta anche come “La guerra tra i nove eserciti”, vide battagliare la dinastia birmana dei Konbaung e quella siamese dei Chakri.

La scalata del Monte Bianco

Chi ha reso possibile un evento del genere ha dovuto pazientare 26 anni, ma fortunatamente ne conosciamo anche l’identità: Horace Benedict de Saussure. Ammaliato dall’immensità del Monte Bianco, che ammirava quotidianamente dalla sua casa a Ginevra, il professore svizzero venne stuzzicato da un’idea: conquistarne la vetta. Interessato a calcolare l’altitudine del monte, oltre ad effettuare rilevamenti scientifici, de Saussure si adoperò a procacciare scalatori. Nonostante la ricompensa di tre ghinee (Antica moneta britannica ndr), nessuno abbracciò la sua richiesta. Nel 1786 però, il 24enne Jacques Balmat e il 29enne Michel Gabriel Paccard decisero di partire alla conquista della cima.

L’avventura partì malissimo, Balmat, durante una spedizione di ricognizione, passò la notte nella neve, rischiando di morire per via delle basse temperature. Al contrario delle più funeste previsioni, Balmat superò la notte e fu possibile avviare la spedizione definitiva. I due si misero in marcia, sotto la supervisione del barone prussiano Adolf Von Gersdorff, che seguiva passo per passo la scalata servendosi di un cannocchiale e di un diario.
Ad un certo punto della salita Balmat stava per tirarsi indietro, assorto dai sensi di colpa nell’essersi allontanato da casa con la figlia di pochi giorni gravemente malata. Nonostante non fosse al corrente della situazione, Paccard lo invitò a proseguire fino alla cima.

A quattordici ore e mezza dalla partenza, il sogno era diventato realtà: il Monte Bianco era stato conquistato. I due rimasero in vetta per 34 minuti, il tempo necessario per rilevare la pressione atmosferica e l’altezza del Monte, che venne però sovrastimata. Decisa a tornare a terra, la coppia impiegò quattro ore per raggiungere la capanna dalla quale era partita, per poi rientrare definitivamente a Chamonix alle 8 del mattino. All’arrivo però, i cattivi presagi di Balmat si rivelarono veritieri, la figlioletta malata era volata in cielo il giorno prima, proprio mentre si chiedeva se valesse la pena proseguire la scalata o meno.

I protagonisti – De Saussure, Balmat e Paccard

Una volta saldata la scommessa, il celebre botanico decise di bissare l’impresa dei due. Con Balmat ad organizzare il tutto, il 13 agosto del 1786, de Saussure accompagnato da 18 guide, effettuò l’ascensione del Monte Bianco. Il programma, a differenza della spedizione dell’8 agosto, previde il trasporto di: cibo, bevande, scale a pioli, un letto, una stufa e un laboratorio scientifico, dotato di igrometri, barometri e termometri. Dinanzi a tale impresa, il re di Sardegna, Vittorio Amedeo III di Savoia, esaltò il suo suddito Balmat. Tale riconoscimento portò al cercatore di cristalli un premio in denaro, ma soprattutto l’appellativo perpetuo di “Mont Blanc”.

Se a Balmat venne espressa la giusta riconoscenza, Placcard non poté dire altrettanto, perché a causa di invidie e menzogne, il suo ricordo venne ben presto offuscato, con la complicità della penna di Marc Theodore Bourrit, nonostante le smentite giurate di Balmat presso la Gazzetta di Losanna. L’insabbiamento però proseguì, con le dichiarazioni del cercatore di cristalli che non vennero mai pubblicate. In maniera piuttosto meschina de Saussure passò alla storia come il primo uomo capace di scalare il Monte Bianco, ma riuscì a nascondere la verità soltanto poco più di un secolo. Nei primi anni del Novecento venne ritrovato il diario del barone Von Gersdorff, che ristabilì l’ordine naturale delle cose, dando finalmente anche a Paccard il riconoscimento dovuto.

Il Monte Bianco oggi – Una scalata da 15mila Euro

Da quel giorno, la celebre vetta è stata oggetto di numerose conquiste, con il Monte Bianco che è arrivato ad attrarre ogni anno 15 milioni di turisti. Non sempre essere così celebri porta ad avere solo risvolti positivi; al contrario, può regalare episodi singolari come quello di pochi giorni fa. Il Sindaco del comune francese Saint-Gervais ha emesso un’ordinanza senza precedenti: “chi vorrà scalare la vetta dovrà versare una cauzione da 15mila Euro. “Il motivo, spiega il primo cittadino, è legato all’alto numero di pseudo alpinisti. La quota infatti verrebbe così dilazionata: 10mila euro servirebbero per coprire il costo medio dei soccorsi, mentre i restanti 5mila per pagare la sepoltura della vittima.

Il motivo è riconducibile alle importanti cadute delle pietre lungo il rifugio del Gouter, a causa della siccità. Raccomandazione che è passata inascoltata da un alto numero di “pseudo alpinisti”, tanto da far affermare al Sindaco: “È inaccettabile che sia il contribuente francese a pagare questi costi”.

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