martedì, 19 Marzo 2024

Covid, Crisanti su terza dose di vaccino: “Tutti devono farla. Si va verso richiamo ogni anno”

"C’è un’esigenza di sanità pubblica, la maggior parte delle persone dopo 6 mesi dalla seconda dose diventa molto più suscettibile a trasmettere la malattia e in alcuni casi anche ad ammalarsi".

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Il direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, ha partecipato alla trasmissione “Rotocalco 264” di Cusano TV, spiegando come dovrà avvenire la somministrazione della terza dose di vaccino anti Covid: “Se l’obiettivo è quello a lungo termine di bloccare la trasmissione e continuare ad avere una vita come questa, senza le preoccupazioni che ha in questo momento la Gran Bretagna, è chiaro che va fatta a tutti”. “C’è un’indicazione di opportunità e un’indicazione generale di sanità pubblica – prosegue con la spiegazione Crisanti -. Sappiamo che la protezione dopo 6 mesi scende in modo significativo, quindi tutte le persone vulnerabili e il personale sanitario dovrebbero farla il prima possibile. Poi c’è un’esigenza di sanità pubblica, perché la maggior parte delle persone dopo 6 mesi dalla seconda dose diventa molto più suscettibile a trasmettere la malattia e in alcuni casi anche ad ammalarsi, quindi la terza dose deve essere contemplata come un vero e proprio programma di sanità pubblica a lungo termine”.

“È probabile che ogni anno bisognerà ripetere la vaccinazione – rivela Crisanti -, io penso che si dovrà raggiungere un equilibrio a livello di popolazione tra persone vaccinate e persone guarite che bloccano la diffusione del virus, questo è un processo naturale che via via si stabilizza. Eliminare completamente un virus che si è stabilizzato è praticamente impossibile”. Crisanti si esprime poi anche riguardo al vaccino antinfluenzale: “Forse è più importante quest’anno, perché l’anno scorso avevamo tante misure di restrizione, l’obbligo di mascherine anche all’aperto, un accesso limitato ai locali chiusi, quest’anno il virus influenzale ha più possibilità di trasmettersi e questo può rappresentare un problema perché ha una sintomatologia molto simile a quella del Covid e potrebbe creare anche un allarme ingiustificato. È importante che lo facciano anche i giovani”, conclude il direttore.

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