giovedì, 25 Aprile 2024

“A Berlino…va bene” 40 anni dopo, intervista con Garbo

Ho avuto la fortuna di fare della mia vita un atto musicale, un'opera che ho continuato negli anni,

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Dopo aver festeggiato il 21 settembre i 40 anni del grande classico “A Berlino…va bene”, Garbo, all’anagrafe Renato Abate, noto musicista della nostra scena New Wave, tra i piĂą interessanti e colti di quel periodo, si prepara per partire con un nuovo tour, che speriamo possa toccare tutta l’Italia.

In occasione dell’ultima edizione del Medimex, kermesse musicale pugliese organizzata da Puglia Sounds, dove si è svolto proprio un incontro sugli anni 80 in Italia condotto da Ernesto Assante con la partecipazione, tra gli altri, anche di Carlo Massarini, abbiamo approfittato della sua partecipazione per fargli qualche domanda.

Ciao Renato, siamo ormai a 40 anni dal tuo esordio, era il 1981, cosa hanno rappresentato per te gli “anni 80”, cosa ricordi e cosa hai portato con te
Gli anni 80 sono stati un momento di revisione sonora musicale in generale, ma anche di avanzamento, un periodo di auto ricerca e sperimentazione. Io l’ho vissuta con una grande voglia di modificarmi, di crescere, di modificare al livello artistico quello che potevo ascoltare. Quello che ho portato con me, il ricordo di quello che volevo ovvero una grande voglia di scoprire con la creatività tutto quello che potevamo dare a noi stesi e agli altri, migliorare quello che era un assetto culturale e sociale, migliorare il nostro assetto di vita e scoprire, attraverso un linguaggio sonoro, la possibilità di poter progredire, vissuto con l’entusiasmo di un ragazzino che voleva scoprire il mondo.

Sicuramente le influenze sono arrivate dall’Inghilterra o in generale dall’estero un po’ per tutti, perchĂ© avevano un’estetica molto forte, ma in ogni caso hai saputo trovare la tua strada, creare un suono che ti rappresentasse
Certo, anche perché poi quando ho iniziato a suonare ed incidere i miei primi brani avevo 17 anni, poi 18 e 19 e la generazione di musicisti l’ho scoperta strada facendo e parlo di Cure, Depeche Mode, che sono tutti coetanei e poi tutti quelli che ho conosciuto in giro per l’Italia, ci siamo trovati a generare quella scena che poi per comodità hanno chiamato New Wave, forse per facilitarne la comunicazione, io dico solo che facevamo della musica.

Non hai mai smesso di suonare e comporre, dopo gli anni 80 ci sono state le ristampe ma hai anche composto nuovi brani, la passione e la sensibilitĂ  musicale non ti ha mai abbandonato
Ho avuto la fortuna di fare della mia vita un atto musicale, un opera che ho continuato negli anni, devo dire che c’è ancora modo di potersi esprimere anche oggi, di poter raccontare questo tempo, i drammi di questo tempo, io spero che le nuove generazioni riescano sempre a cogliere il bagaglio culturale generato dal passato, non solo dal nostro, senza nostalgia, per andare avanti.

Credo che la scena italiana anni 80 e molte produzioni dell’epoca se la giocassero tranquillamente con quelle internazionali, che ne pensi
Effettivamente si, ad un certo punto quando si è incominciato ad internazionalizzare anche ciò che veniva dall’Italia, abbiamo scoperto che potevamo essere contemporanei in nazioni diverse ed eravamo in linea con quello che stava succedendo in giro per il mondo. Quello che accadeva in Italia accadeva nello stesso momento anche in Inghilterra come in Francia o Giappone, si vivevano momenti di contemporaneità creativa.

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