venerdì, 29 Marzo 2024

Pirati dei Canali: stop all’80 % dello streaming illegale

La Polizia postale ha individuato una maxi rete di pirateria audiovisiva, che ha portato a scoprire una rete diramata in tutta Italia. Un milione e 500mila utenti per un traffico mensile di streaming illegale pari a 15milioni di euro.

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Una maxi operazione della Polizia di Stato contro la pirateria audiovisiva sta attuando dei provvedimenti contro il fenomeno delle IP TV illegali.

Diverse città italiane coinvolte, nello specifico le perquisizioni sono state a Roma (15), Catania (6), Messina (5), Siracusa (1), Bari (1), Taranto (2), Fermo (1), Verona (1), Palermo (1), Agrigento (1), Napoli (2), Caserta (3), Salerno (1), Pisa (1), Pistoia (1), Milano (1), Potenza (1), Cagliari (1).

Impiegati nell’operazione più di 200 specialisti provenienti da 11 Compartimenti regionali della Polizia Postale (Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Ancona, Roma, Cagliari, Milano, Firenze, Venezia).

18 province agganciate a questa infrastruttura criminale, sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico.

Le indagini sono state condotte dalla Procura Distrettuale di Catania: lunghi mesi in cui la Polizia postale e delle Comunicazioni ha segnalato l’esistenza di una complessa infrastruttura tecnologica operante a livello nazionale e responsabile della diffusione via Internet, attraverso numerosi siti, del segnale illegalmente captato di numerose piattaforme di contenuti televisivi a pagamento (Sky; DAZN; Mediaset; Netflix etc.).

La Polizia postale di Roma ha consentito di individuare le “sorgenti” del segnale. La maggiore centrale di diramazione del segnale era a Messina, da cui era gestito l’80% del flusso illegale IPTV in Italia.

Gli utenti del servizio erano 1.500.000, che pagando €10 al mese, han prodotto un volume d’affari per la criminalità pari a € 15.000.000 mensili, mancato introito per le reti ufficiali.

I 45 indagati sono accusati dal PM titolare delle indagini di delitto di associazione a delinquere finalizzato alla commissione dei delitti di accesso abusivo a sistema informatico protetto da misure di sicurezza (615 ter aggravato c.p.), di frode informatica aggravata dall’ingente danno arrecato (art. 640 ter c.p.) e di abusiva riproduzione e diffusione a mezzo Internet di opere protette dal diritto di autore e opere dell’ingegno (art. 171 ter legge n. 633/1941).

Il complesso lavoro di indagine della Polizia Postale di Catania, fin dalle prime investigazioni ha evidenziato l’utilizzo di Telegram, di vari social network e di diversi siti di bot, canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di accessi per lo streaming illegale.

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