sabato, 27 Luglio 2024

Israele, crimini di guerra: le voci dal mondo

Dopo le decisioni dell'ICJ, alcuni vertici internazionali hanno esposto le loro posizioni in merito alle operazioni belliche israeliane

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Dopo le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia, non si sono fatte mancare le reazioni dei vertici politici internazionali. Il 24 maggio l’ufficio stampa della Corte ha rilasciato un comunicato denominato “Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip”. In questo comunicato la Corte riafferma la sua decisione secondo cui Israele deve immediatamente fermare ogni sua operazione militare sul territorio di Rafah, in conformità con la Convenzione del 1948. La votazione ha visto solo due voti in sfavore della decisione: uno del vicepresidente ugandese Julia Sebutinde e l’altro del giudice israeliano Aharon Barak.

La risposta europea

Il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha affermato che chiederà agli altri 26 Stati membri dell’UE di intervenire nella questione e di dare supporto alla decisione della Corte. “Se Israele continuerà ad agire contro le decisioni della Corte, tenteremo di applicare le giuste misure in modo tale da far rispettare tali decisioni”. Così ha parlato il ministro spagnolo a Brussels, durante una conferenza stampa insieme ai suoi colleghi irlandesi e norvegesi.

Le parole della Nato

Due dei tre paesi Nato con potenziale nucleare, USA e Regno Unito, hanno cambiato le loro posizioni nei confronti delle operazioni militari israeliane. Se inizialmente le due nazioni ponevano pressioni verso il piano di Netanyahu di invadere Rafah in mancanza di soluzioni umanitarie per i civili, ora c’è un forte cambio di rotta. Dopo le decisioni della Corte internazionale, USA e Regno Unito hanno deciso di dare man forte al governo israeliano. Il consigliere per gli affari di sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha affermato che “l’esercito israeliano sta raggiungendo i suoi obiettivi militari tenendo conto della popolazione civile”, senza però nulla citare riguardo alle condizioni dei civili palestinesi.

Secondo The Guardian, USA e Regno Unito avrebbero rinunciato a porre qualsiasi obiezione alla volontà geostrategica di Netanyahu di continuare le sue operazioni belliche nell’area di Rafah, nonostante le decisioni delle Corti internazionali vorrebbero obbligarlo a fare il contrario.

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