martedì, 7 Maggio 2024

Pesaro Capitale della Cultura 2024, ovazione per Mattarella e un appello alla sostenibilità

Il Presidente Mattarella sottolinea l'importanza della cultura come passaggio di testimone e lancia un appello alla sostenibilità durante la cerimonia di Pesaro Capitale della Cultura 2024

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Pesaro ha accolto con un’ovazione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’inaugurazione della città come Capitale della Cultura 2024. Il Capo dello Stato ha sottolineato che la cultura non è solo eredità del passato ma rappresenta soprattutto il presente e il futuro, costituendo un passaggio di testimone tra le generazioni.

“La cultura è un grande momento di civiltà e un dovere”, ha dichiarato Mattarella, evidenziando che fare cultura significa creare opere dell’ingegno. Ha citato l’antropologo Roger Bastide affermando che “il fatto che si continui a sognare conferma che la creazione resta da completare”. Il Presidente ha enfatizzato l’importanza del passaggio del testimone, definendolo uno dei compiti più importanti di una comunità.

Il tema proposto da Pesaro per il suo anno da capitale, “La natura della cultura”, è stato approfondito dal Presidente Mattarella. Ha evidenziato la necessità di ricostituire l’equilibrio della natura e la riconciliazione con l’ambiente, definendoli obiettivi urgenti di civiltà e di pace. Ha sottolineato che la sostenibilità è un nome della pace e ha elogiato l’iniziativa di Pesaro di far interagire arte, natura e tecnologia.

Il Presidente ha anche affrontato i temi difficili del periodo attuale, richiamando l’attenzione sulle guerre ai confini dell’Europa e sottolineando che l’Europa ha iscritto la parola “pace” nella sua identità. Ha affermato che la cultura è il presupposto delle nostre libertà e ha respinto l’idea di un pensiero unico imposto da pubblici poteri o grandi corporazioni.

Infine, Mattarella ha concluso affermando che Pesaro inizia un “sogno operoso” sorretto dall’impegno di realizzazioni concrete e ha invitato tutti a riflettere sulla cultura come “presupposto delle nostre libertà”.

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