martedì, 30 Aprile 2024

Cop28, cominciano oggi i negoziati a porte chiuse. “Il fallimento non è un’opzione”

La giornata di oggi e quella di domani saranno dedicate ai negoziati a porte chiuse per raggiungere un accordo condiviso tra le parti. Uno dei punti chiave riguarda l'uscita o la riduzione dei combustibili fossili. Per il Presidente Cop28 Al-Jaber servono compromessi, che a suo dire non implicano però ridurre le ambizioni sui negoziati

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Sono tornato alla Cop28 perché siamo sull’orlo di un disastro climatico e questa conferenza deve rappresentare un punto di svolta. Sono qui per rinnovare il mio appello urgente ai leader: continuare a impegnarsi per il limite di riscaldamento dei 1,5°C. Porre fine all’era dei combustibili fossili. Realizzare la giustizia climatica. Far sì che la Cop28 conti davvero“. Con queste parole e col suo ritorno in presenza a Dubai, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha voluto rinnovare l’invito per raggiungere accordi condivisi significativi e necessari.

Perché la giornata di oggi e domani sono i momenti clou della Conferenza. In cui si entra nella fase dei colloqui finali, a porte chiuse, per trovare una proposta di accordo innanzitutto sul ruolo dei combustibili fossili nel prossimo futuro. Una contrapposizione innanzitutto linguistica, che però porta con sé un diverso modo di approcciarsi al problema del cambiamento climatico. Tra chi, come il Segretario Guterres, chiede un “phase out”, cioè una uscita dai combustibili fossili, e chi solo un “phase down”, ovvero una riduzione, secondo una tempistica non chiara. Tra questi ultimi, Arabia Saudita e Iraq, membri dell’Opec. I quali ribadiscono come non sia il momento di abbandonare i combustibili fossili, perché sarebbe un danno per l’economia mondiale.

“Il fallimento non è un’opzione”

Nel pomeriggio di ieri, domenica 10 dicembre, il Presidente della Conferenza, Ahmed Al-Jaber, ha fatto una breve apparizione di fronte ai giornalisti, promettendo una quarta nuova bozza di testo finale per la mattinata di oggi. Il messaggio lanciato è stato chiaro: “Voglio che ciascuno sia pronto ad accettare compromessi“. Precisando però che questo non significa ridurre le ambizioni. “Il fallimento, o la mancanza di progressi, o la riduzione delle ambizioni non sono una opzione. L’ho detto chiaramente molte volte in passato. Il fallimento non è una opzione. Siamo per il bene comune, per il migliore interesse di tutti, ovunque. E staremo focalizzati sulla scienza e sul mantenere vivo l’obiettivo di 1,5ºC“.

Numero record di lobbisti della carne

La giornata tematica di ieri, domenica 10 dicembre, è stata dedicata a cibo, agricoltura e acqua. Ma l’attenzione è stata distolta da un report del sito DeSmog che analizza il numero di lobbisti inviati da aziende alimentari e agricole. I partecipanti provengono da alcune delle aziende agroalimentari mondiali più grandi, come quella di confezionamento carni JBS, il gigante dei fertilizzanti Nutrien, Nestlé e l’azienda di pesticidi Bayer, oltre che altri potenti gruppi commerciali industriali.

Gli interessi del settore caseario e della carne sono ben rappresentati a Dubai da 120 delegati, il triplo rispetto a quelli che avevano partecipato lo scorso anno a Sharm El-Sheikh. Nel complesso l’analisi fatta dal sito DeSmog sulla lista dei delegati, ha mostrato come il numero complessivo di persone che rappresentano gli interessi del settore agroindustriale sia più che raddoppiato dal 2022, arrivando a 340. Inoltre, l’analisi ha rivelato come oltre 100 delegati abbiano raggiunto Dubai insieme a delegazioni nazionali, ottenendo quindi un accesso privilegiato ai negoziati. Nel 2022 se ne contavano solamente 10.

Numeri che stonano con quelli di uno studio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, FAO, pubblicato al margine della Cop28, in cui vengono analizzate le emissioni di gas serra prodotte dai sistemi di allevamento mondiali. Nel 2015, secondo lo studio, i sistemi agroalimentari zootecnici hanno emesso circa 6,2 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2. Un totale che ammonta al 12% delle emissioni causate dagli esseri umani e a circa il 40% delle emissioni totali dei sistemi agroalimentari. Che raggiungono, secondo la FAO, le 16 miliardi di tonnellate. I bovini sono responsabili del 62% di questo totale, i suini del 14%. Il pollame produce il 9%, i bufali l’8% e pecore e capre il 7%.

Azerbaijan ospiterà la Cop29

L’Azerbaijan sarà il Paese ospitante la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nel 2024. Dopo i dubbi dei giorni scorsi sulla sede della Cop29, la scelta finale è stata resa nota sabato 9 dicembre. Secondo le regole delle Nazioni Unite, la prossima Cop si sarebbe dovuta tenere nell’Europa orientale, ma solamente con una decisione unanime sul Paese ospitante. La Federazione Russa aveva imposto il veto sui 27 Paesi dell’Unione Europea, mentre Armenia e Azerbaijan si erano applicati il veto a vicenda. Che è stato però tolto proprio dall’Armenia.

Ma come per gli Emirati Arabi Uniti, anche per la futura sede della Conferenza sono iniziate a salire le polemiche. Perché l’Azerbaijan, Paese di 10 milioni di abitanti a cavallo tra Europa orientale e Asia occidentale, dipende economicamente sui combustibili fossili. La produzione di petrolio e gas ammonta a circa la metà del prodotto interno lordo del Paese e ha garantito più del 92,5% delle entrate derivanti dalle esportazioni lo scorso anno.

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