giovedì, 25 Aprile 2024

Roberto Benigni compie 70 anni, l’omaggio alla carriera

Comico, attore, regista, sceneggiatore, premio Oscar, Leone d'Oro alla carriera. Compie oggi 70 anni una pietra miliare del cinema italiano.

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Oggi, 27 ottobre, Roberto Benigni compie 70 anni. Settant’anni, quel corpo magro e con i capelli spettinati non ha mai smesso di parlare a generazioni di italiani e non. Comico, attore, regista, sceneggiatore, nato artisticamente come provocatore e ribelle, con la sua irruenza gestuale e verbale ha conosciuto il successo prima in teatro, poi in televisione e al cinema, con film premiati da giurie e botteghino.

Nato da una famiglia di contadini, ultimo dei quattro figli di Luigi e Isolina, a Manciano La Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino in provincia di Arezzo. La vita del bambino e dell’adolescente che oggi compie 70 anni era tutta in una via. In fondo la piccola casa che divideva con genitori e sorella, in mezzo la casa del Popolo, dove lavorava come barista volontario, in fondo il magazzino di Giovanni Masi, da cui Benigni si recava per vestirsi gratuitamente, spulciando fra i vestiti usati e così esotici che arrivavano dagli Stati Uniti per esser cerniti.

Debutta nel ’71 al Metastasio di Prato come cantante e musicista ne Il re nudo diretto da Paolo Magelli; Carlo Monni e soprattutto Marco Messeri lo accompagnano in vari spettacoli d’avanguardia a metà fra il teatro di strada e l’invenzione comica. Del ’75 è il monologo Cioni Mario, scritto per lui da Giuseppe Bertolucci, e presto spettacolo di punta del Teatro Alberico, punto di riferimento della scena off romana. Parti di quell’esperienza confluiscono nel programma televisivo Onda Libera, una trasmissione ambientata in una stalla, con paglia e mucche, che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Televacca; era una televisione eversiva, rivoluzionaria, che naturalmente incontrò l’avversione della critica. Quindi Berlinguer ti voglio bene nel ’77, e quella volta in cui, alla Festa dell’Unità prese in braccio il segretario Berlinguer in mezzo allo scompiglio generale. E poi avanti e indietro tra grande, piccolo schermo e teatro, con Tuttobenigni. Con la complicità dell’amico Bertolucci scrive per sé e Massimo Troisi Non ci resta che piangere (1984) un giro a spasso nel tempo nel Millequattrocento, quasi Millecinque che frantuma ogni record d’incasso. Poi scappa dal suo successo e sbarca in America per farsi dirigere dall’amico Jim Jarmush con cui firma Daunbailò nel 1986, seguito da altri due lavori in cinque anni. Accetta di misurarsi col mito di Peter Sellers ne Il figlio della pantera rosa (1993) e torna in patria da attore e regista di culto.

Nell’88 inizia il sodalizio con Vincenzo Cerami, al quale si unisce Nicoletta Braschi, fondatrice insieme a Roberto della casa di produzione Melampo e sua futura moglie. I tre passeranno di successo in successo con Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino, Il mostro e il successo definitivo de La vita è bella, che vale loro l’Oscar per il miglior film straniero nel 1999, e a Roberto per il miglior attore protagonista. Nel 2001 cominciò la lavorazione di Pinocchio, annunciata nell’autunno 2000 e uscito nelle sale italiane l’11 ottobre 2002, di cui firmò la regia, la sceneggiatura (con Cerami) e la produzione. Si trattò del film più costoso della storia del cinema italiano(45 milioni di euro). Benigni venne preso di mira da parte della critica per la scelta di non aver incluso sui manifesti il nome del creatore di Pinocchio Carlo Collodi. La risposta del comico fu: «Collodi è un’assenza che più presenza non si può, è come dire che la Bibbia è tratto dall’omonimo romanzo di Dio. Tutti al mondo sanno che Pinocchio è di Collodi». Stroncato dalla critica, soprattutto all’estero, ciò non gli impedì di diventare nell’immaginario di una generazione un film cult. Seguono quindi La tigre e la neve, e prima ancora, con Fellini e Paolo Villaggio, La voce della luna (1990).

Gli ultimi dieci anni, per Benigni, sono quelli in cui ha raccontato Dante e la Divina Commedia, recitandola, commentandola, nelle università, nelle piazze e infine in televisione. Non solo, ha raccontato la storia dell’Unità d’Italia, ha dedicato uno show alla Costituzione italiana. Da rivoluzionario a istituzionale, un cammino forse impensabile. Ma dopotutto, da Televacca alla Divina Commedia, non ha mai perso l’odore della campagna toscana che lo contraddistingue. Nel 2021, è insignito del Leone d’Oro alla carriera alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia.

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