sabato, 20 Aprile 2024

“La gita è una liberazione”: dopo due anni gli studenti tornano a viaggiare, ma non come prima

Dopo due anni di pausa riprendono le gite scolastiche. Più brevi e quasi tutte nella propria regione, non lasciano però gli studenti sempre contenti. Qualcuno è perfino rimasto a terra all'ultimo momento perché non non in regola con le norme anti covid.

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Le gite scolastiche sono da sempre lo strumento educativo più popolare tra gli studenti, che attendono tutto l’anno il fatidico giorno del viaggio d’istruzione. La pandemia di Covid-19, oltre ad avere avuto un impatto irreversibile sulla didattica, per ovvi motivi, ha relegato quest’esperienza scolastica all’ultimo posto. Dopo due anni di pausa, con il ritorno a una pseudo-normalità, è arrivato il momento della ripresa anche per le uscite.

Secondo un sondaggio di Skuola.net condotto su un campione di 500 alunni di scuole medie e superiori, il 28% degli studenti intervistati ha in programma una gita scolastica per le prossime settimane, mentre il 68% di chi è già partito ha effettuato viaggi di una sola giornata e il 16% ha pernottato una sola notte. Rispetto al passato cambiano però le destinazioni: il 36% ha svolto una visita nei luoghi d’interesse della propria città e il 43% è rimasto nella propria regione. Una nota sicuramente positiva per la rivalutazione del proprio territorio, che spesso gli studenti sembrano ignorare, ma anni luce lontano da quelle gite di un tempo che duravano anche una settimana. Tra le città più visitate ci sono Napoli, Roma e Firenze, mentre il fortunato 8% che avrà la possibilità di andare all’estero, visiterà principalmente Barcellona, Amsterdam e Madrid.

Abbiamo intervistato alcuni studenti di scuola superiore che non hanno nascosto la loro delusione verso le nuove modalità: “Avevamo molte aspettative, di ripartire in bellezza dopo due anni difficili, ma la gita è stata limitata alla nostra città. Non speravamo di andare chissà dove, ma almeno di mettere piede fuori dal nostro Comune. La propria città è qualcosa che tutti alla nostra età già conoscono”. Tommaso, un ragazzo che frequenta il terzo superiore, inoltre aggiunge: “Qui a scuola sei sempre sul banco e la gita è quindi una liberazione. La scuola è bella sì, ma è monotona. La gita è anche un modo per stare in compagnia, fare conoscenze. Per il prossimo anno speriamo che le cose possano migliorare”.

Parliamo con Janet, rappresentante di classe: “Non abbiamo neanche fatto proposte perché già sapevamo che era infattibile. Tanti studenti sono rimasti scontenti, ma i nostri docenti non ci hanno voluto portare perché per colpa del Covid-19 non è facile gestire tante persone. In fondo da una parte hanno anche ragione”. C’è invece chi aspettative non ne aveva, come Lorenzo, che frequenta il terzo anno di scuola superiore: “In realtà è dalla seconda media che non faccio gite a causa del comportamento dei miei compagni quindi il Covid-19 non ha molto cambiato la mia situazione. Ormai neanche ci spero più”.

Interviene Leonardo, studente di enogastromia, che a breve con i compagni di classe visiterà il FICO Eataly World di Bologna, parco tematico dedicato al settore agroalimentare: “Penso che la gita che faremo sarà molto interessante, soprattutto per quelli di noi che in futuro sceglieranno il percorso di cucina”. Leonardo sottolinea però che, per colpa delle restrizioni, la gita sarà più breve del previsto: “Ritengo che per dei ragazzi di secondo superiore sia un po’ troppo semplice. Intendo che siamo abbastanza maturi per meritarci una gita più lunga di diversi giorni. Dopo aver visitato il FICO sarebbe bello visitare Bologna, scoprire un po’ della sua storia e invece dobbiamo tornare subito a casa”.

Il quadro che ne vien fuori è un clima di forte delusione, di una gioventù che in questi anni, per le circostanze della vita, è stata privata della possibilità di fare delle esperienze ormai miraggio di una normalità che non tornerà più. Una gioventù che ha avuto la sfortuna di essere colpita nella fase più cruciale della vita. Una generazione senza colpe, che la pandemia ha impoverito e a cui ha stravolto il presente e il futuro. La scuola, anch’essa colpita profondamente, nonostante le ferite, deve però cercare con tutte le sue forze di continuare ad essere il centro dello sviluppo dell’individuo e della crescita personale, perché è solo così che si potrà ridare ai giovani la voglia di sperare nel futuro.

Sono infatti poche le emozioni paragonabili a quelle provate negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. E malgrado l’attuale malcontento, la gita scolastica, come il primo giorno di scuola o la fine degli esami, rimane un evento unico nella vita, che chiunque anche da adulto conserverà sempre nei ricordi. Ce lo conferma anche una docente di storia dell’arte appena tornata da un viaggio d’istruzione di 5 giorni a Tropea, articolato in attività di alternanza scuola-lavoro: “È stato molto emozionante sin dalla partenza, perché i ragazzi erano motivati e perché dopo 2 anni di Covid c’era proprio la volontà esperienziale di attuare questo viaggio insieme ai compagni. Molti non avevano mai volato e ci sono stati dei momenti delicati da gestire a livello emozionale, tra cui anche crisi di panico in volo, per cui noi docenti abbiamo dovuto avvicinarci e calmare gli animi. Per un docente gestire così tante persone non è assolutamente semplice”. L’insegnante ci racconta inoltre che la pandemia ha peggiorato anche l’aspetto burocratico: “Purtroppo abbiamo dovuto lasciare un ragazzo in aeroporto perché nel momento del controllo non aveva il green pass valido”.

Nonostante tutti gli imprevisti, la docente ci ribadisce però quanto sia importante che gli studenti vadano in gita: “Oltre a vedere un posto splendido, i ragazzi hanno potuto apprezzare le bellezze storico-artistiche, abbiamo ad esempio visitato i bronzi di Riace. Molti studenti non avevano mai fatto un’esperienza così, della durata di diversi giorni, lontani 1000 km da casa. Alcuni non avevano neanche mai visto il mare, per cui è stata un’emozione davvero unica vedere questo spettacolo della natura. L’ultimo giorno nessuno voleva andare via, alcuni hanno pianto dall’emozione, si sono affezionati agli animatori che ci hanno seguito. La gita scolastica rimane un qualcosa di meraviglioso a cui tutti gli studenti dovrebbero partecipare perché vale assolutamente la pena fare queste esperienze formative in un contesto reale di apprendimento e vedere le opere d’arte in loco”.

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