martedì, 23 Aprile 2024

Scuola, il Ministro Bianchi: “I 24 cfu non rappresentano il modello più corretto per diventare insegnante”

Novità importante per il mondo della scuola: il Ministro Bianchi annuncia la scomparsa dei 24 cfu, finora requisito primario per i concorsi docenti. Nuovi percorsi alternativi per gli insegnanti e stabilizzazione dei "precari storici".

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Ennesima novità, alquanto “stravolgente”, per il mondo della scuola che, anche stavolta, ha già creato i suoi due schieramenti dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. In Consiglio dei Ministri è stato approvato il nuovo metodo di arruolamento dei docenti, facente parte del Pnrr 2. Per i prossimi tre anni sono previste 70mila assunzioni. Finora per diventare insegnante e per partecipare ai concorsi, oltre alla tradizionale laurea magistrale, bisognava possedere i tanto richiesti 24 cfu, crediti formativi in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche. C’è chi li ha acquisiti durante il percorso universitario e chi invece dopo, pagando. “I 24 cfu non rappresentano il modello più corretto per diventare insegnante. Noi abbiamo oggi nel nostro ordinamento due lauree abilitanti per l’infanzia e per la primaria mentre chi fa una scelta disciplinare deve recuperare successivamente le competenze pedagogico didattiche; e invece dobbiamo creare dei percorsi che abbiano sin dall’inizio queste competenze per chi vuole fare l’insegnante” – una posizione netta quella del Ministro Bianchi che, come già anticipato più volte, non ha mai condiviso del tutto questo metodo di reclutamento. E quindi dopo più di otto anni i 24 cfu potrebbero scomparire.

Gli aspiranti docenti avrebbero da percorrere due strade per ambire al loro obiettivo: la prima con l’acquisizione di almeno 30 cfu, di cui 15 di tirocinio, durante il percorso universitario, e altri 30 tramite l’abilitazione sul “campo”; la seconda invece con il raggiungimento diretto dei 60 cfu e l’abilitazione durante i cinque anni di studio. In questo modo basterà poi solo superare il concorso e svolgere un anno di prova per la conferma del ruolo. Chi invece ha almeno 36 mesi di servizio, può accedere direttamente al concorso per poi superarlo e svolgere l’anno di prova.

Insomma, i “precari storici” avrebbero un accesso diretto grazie ai tre anni trascorsi già in cattedra; coloro che, invece, ancora non hanno potuto provare quest’ebrezza dovranno avere un bel da fare col conteggio dei cfu, libri in più da studiare e pratiche da sbrigare. Ma a questo ci si è già abituati. Un’altra novità che aleggia sempre in questi giorni per cercare di togliere l’amaro in bocca a quanti sono rimasti “delusi” da queste notizie è che una volta di ruolo gli insegnanti avranno sia una formazione continua sia – si ipotizza – una progressione stipendiale per coloro che frequenteranno i corsi selezionati. I sindacati, portavoce della categoria docenti, però non ci stanno. A detta loro, con questa nuova tipologia sembra essere tornati all’età della pietra: “Una proposta indecente e irricevibile” – afferma Cgil, che a oggi non è stata nemmeno discussa con il Parlamento e i sindacati.

 

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