giovedì, 25 Aprile 2024

Quarta dose, dubbi dell’Ema sul richiamo anti covid: “Preoccupati da somministrazioni così ravvicinate”

Continua a tenere banco la questione riguardante la somministrazione della quarta dose di vaccino per sconfiggere Omicron. Si cerca una diversa strategia.

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Continua a tenere banco la questione riguardante la somministrazione della quarta dose di vaccino per sconfiggere Omicron. Nei giorni scorsi il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’università Cattolica di Roma, ha dichiarato in un’intervista rilasciata al Messaggero di essere preoccupato da una strategia che preveda una somministrazione così ravvicinata delle dosi di vaccino. “Il rischio – ha detto – è che potrebbe verificarsi un esaurimento della risposta immunitaria dovuta ad un eccesso di stimolazione”. Alla sua voce ha fatto eco quella di Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell’ente regolatore Ema, l’Agenzia europea del farmaco: “Non abbiamo ancora visto i dati, ma siamo preoccupati da questa scelta. Non possiamo continuare a dare dosi di richiamo ogni tre o quattro mesi”.

Nella giornata di ieri, a riguardo, si è tenuto un vertice tra i principali enti regolatori. In tale occasione, Emer Cooke, Direttore Esecutivo dell’Ema e presidente dell’Icmra, ha dichiarato: “Non si tratta solo della risposta ad Omicron, ma dell’impostazione da dare per una discussione più strategica su quali tipi di vaccini potrebbero essere necessari a lungo termine per gestire adeguatamente il Covid. Queste decisioni non riguardano soltanto le autorità di regolamentazione. È necessaria la collaborazione fra tutti gli attori sulla scena, compresi i responsabili delle decisioni in materia di salute pubblica a livello nazionale, regionale e globale. In tale contesto, dobbiamo sottolineare l’importanza della collaborazione con l’Oms per prendere una decisione sugli aggiornamenti dei ceppi”.

“Sebbene la maggior parte dei dati disponibili suggerisca che i vaccini Covid approvati stiano perdendo efficacia nella protezione contro infezioni e malattie lievi, – conclude Cooke – questi continuano a fornire un’elevata protezione contro le persone che sviluppano malattie gravi e la necessità di ospedalizzazione legata alla variante Omicron. È dunque necessario, innanzitutto, avere a disposizione i dati clinici per approvare un nuovo vaccino, che dovrà garantire elevati standard di efficacia e sicurezza prima di essere immesso sul mercato”.

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