giovedì, 25 Aprile 2024

“Essere gay è una malattia”: 1.500 euro di multa e 9 mesi al professore che insultò un alunno

Un professore di Spoleto è stato condannato a nove mesi e al risarcimento di 1.500 euro per aver insultato nel 2014 un suo suo alunno con una frase omofoba.

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Un professore di Spoleto è stato condannato a nove mesi di reclusione, pena poi sospesa, e al risarcimento di 1.500 euro per aver insultato nel 2014 un suo suo alunno con una frase omofoba. L’episodio è avvenuto 11 novembre 2014, quando nell’Istituto Alberghiero di Assisi, un professore ha pronunciato contro un suo alunno la frase: “L’omosessualità è una brutta malattia e tu ne sai qualcosa“. Lo studente, oltre ad essere insultato, sarebbe stato anche aggredito con calci e pugni. Nel capo di imputazione si legge infatti che “improvvisamente il professore si avvicinava al giovane e lo percuoteva, dapprima colpendolo con due calci alla gamba destra, poi con due pugni alla spalla e infine lo afferrava per il collo fino a fargli mancare il respiro, procurandogli ecchimosi alla gamba giudicate guaribili in cinque giorni”.

L’aggravante contestata all’insegnante è “per aver commesso i fatti di ingiurie, percosse e lesioni con abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti la pubblica funzione esercitata, approfittando di circostanze di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa, in particolare dell’evidente inferiorità psichica della vittima, in ragione della minore età, sia del ruolo di insegnante”.

Già all’epoca il professore venne sospeso per due mesi dall’ufficio scolastico regionale e poi  allontanato dalla scuola, mentre il ragazzo finì al pronto soccorso per una contusione alla gamba, cavandosela con una prognosi di 5 giorni. Nel momento dell’interrogatorio, durante istruttoria dibattimentale, l’uomo disse di aver dato solo “un calcetto” per “farlo stare seduto composto dato che disturbava la lezione”. Versione poi non confermata dagli altri compagni di classe, presenti durante l’episodio, che ha portato oggi alla condanna.

Dopo l’esito del verdetto è intervenuto anche Stefano Bucaioni, Presidente di Omphalos Perugia, che ha ricordato la situazione poco serena presente nella scuole italiane: “L’utilizzo dell’orientamento sessuale reale o presunto utilizzato come offesa, purtroppo è una cosa che noi denunciamo da sempre all’interno delle scuole e non ci stupisce e rispecchia esattamente tra l’altro quello che è venuto fuori nella recente ricerca dell’Università degli studi di Perugia sulle scuole umbre. Un clima di omofobia e transfobia che c’è ed è sotto gli occhi di tutti. Da quella ricerca è emerso, e questo caso lo sottolinea, come spesso studenti e studentesse interpellate non si sentono protetti dai docenti. C’è molto da fare e noi continuiamo a chiedere a Ministero e Ufficio scolastico regionale affinché si facciamo interventi ai docenti e agli studenti di info e prevenzione contro il bullismo omofobico e transfobico”.

Non sembrano purtroppo arrestarsi i casi di omofobia che avvengono a scuola o in altri luoghi pubblici, come il recente episodio di una diciannovenne a cui è stato consegnato un referto ospedaliero con la dicitura “malata di omosessualità“.

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