sabato, 27 Luglio 2024

Pandora Papers, 12milioni di file svelano i tesori offshore di vip e capi di stato

Il 3 ottobre oltre 600 giornalisti di 150 testate internazionali, tra cui l’Espresso in esclusiva per l’Italia, hanno rivelato all'unisono i Pandora Papers “la più grande inchiesta collettiva nella storia del giornalismo".

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Pandora, la prima donna della mitologia greca, aprì lo scrigno chiuso regalatole da Zeus, dentro al quale nessuno avrebbe dovuto mai guardare. Il 3 ottobre, alle 18:30 all’unisono, oltre 600 giornalisti di 150 testate internazionali, tra cui l’Espresso in esclusiva per l’Italia, hanno rivelato i Pandora Papers “la più grande inchiesta collettiva nella storia del giornalismo”, coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij). L’inchiesta è durata quasi due anni, e ricopre 25 anni di operazioni offoshore, dal 1996 al 2020. Hanno collaborato il Washington Post, Le Monde, la Bbc, El Pais, siti russi, quotidiani indiani, sudamericani, africani e australiani. E ancora, TV e giornalisti tedeschi e svedesi e di 117 nazioni in tutto il mondo. Tutti insieme hanno messo su un lavoro di squadra quotidiano, grazie ad una piattaforma informatica, con la quale sono riusciti a raccogliere, scambiarsi e organizzare documenti, fotografie e contatti.

I Pandora Papers sono una raccolta di circa 12 milioni di file che “smascherano le offshore di politici, stelle dello sport e spettacolo, generali e big degli affari. Dal re di Giordania al presidente ucraino, dal ministro olandese ai dittatori africani, da Julio Iglesias a Claudia Schiffer”. A rivelarli per l’Italia è L’Espresso, che fa parte delle 150 testate coinvolte nell’inchiesta. Nell’anticipazione si legge: “Cinque anni dopo i Panama Papers una nuova inchiesta giornalistica internazionale ancora più ampia svela le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali da migliaia di potenti di tutto il mondo. Ci sono 35 capi di Stato o di governo. Più di 300 politici di oltre novanta nazioni: ministri, leader di partito, parlamentari. Insieme a generali, capi dei servizi segreti, manager pubblici e privati, banchieri, industriali”.

“Le nuove carte, chiamate Pandora Papers, documentano una miriade di affari ricchissimi con i nomi dei beneficiari, finora tenuti segreti. L’elenco degli azionisti schermati dal velo delle società offshore comprende il premier della Repubblica Ceca, il ministro olandese dell’Economia, l’ex capo del governo britannico Tony Blair, il Re di Giordania e presidenti in carica di Paesi come Ucraina, Kenya, Cile, Ecuador. Nella lista spiccano i nomi di molte celebrità dello sport, della moda e dello spettacolo. Ma ci sono anche criminali. Ex terroristi. Bancarottieri. Trafficanti di droga. E boss mafiosi, anche italiani, con i loro tesorieri”.

Un’inchiesta senza paragoni, che rivela i nomi di circa 29mila beneficiari di società offshore. Nello specifico, si tratta di investimenti e patrimoni esteri di politici europei e sudamericani, dittatori africani, ministri asiatici, sceicchi arabi. Sull’Espresso si legge che “In Europa, il premier ceco Andrej Babis, che guida un governo populista di destra, ha usato società-schermo delle Isole Vergini Britanniche, nel 2009, per acquistare una villa da 22 milioni in Costa Azzurra. E non ha mai dichiarato quella proprietà estera alle autorità del suo Paese. Dove nel 2017 ha vinto le elezioni promettendo di combattere la corruzione e i privilegi delle élite”.

Inoltre, “I Pandora Papers documentano, tra mille altre storie mai raccontate prima d’ora, che il Re della Giordania, Abdullah II, ha acquistato ville e terreni negli Stati Uniti e a Londra, per oltre 100 milioni di euro, tramite offshore personali, mentre il suo governo riceveva miliardi dagli Usa per combattere il terrorismo ed evitare una rivoluzione araba in un paese alleato. Alle domande del consorzio, il Re della Giordania, attraverso un portavoce, ha risposto che lui, come sovrano, non paga le tasse. E i suoi investimenti esteri non sono stati dichiarati per ragioni di sicurezza e privacy”.

Anche l’Olanda del mirino dei giornalisti-investigatori: “Il ministro dell’Economia, Wopke Hoekstra, cristiano-democratico, che ha spesso attaccato l’Italia in nome del rigore finanziario, è entrato nel 2009 in una offshore controllata da una cordata di ex manager di un colosso bancario di Amsterdam, Abn-Amro. Ed è così diventato uno degli azionisti anonimi di una nota compagnia di safari in Africa. È rimasto nella offshore anche dopo l’elezione a senatore. E non ha mai dichiarato il suo investimento estero”.

In Ucraina, invece, “il capo dello Stato, Volodimyr Zelensky, ex comico portato al successo da uno show televisivo, ha posseduto segretamente per anni, tramite una società offshore, un’azienda di produzione e distribuzione di film e programmi tv. Nel marzo 2019, un mese prima del voto, ha ceduto le sue azioni a un amico, Sergiy Shefir, che dopo il successo elettorale è stato nominato da Zelensky primo consigliere pubblico della presidenza ucraina. Il 22 settembre scorso Shefir è sfuggito a un misterioso tentativo di omicidio: un commando armato ha ferito il suo autista. A Cipro, lo studio Anastasiades & Partners ha aiutato diversi oligarchi di Mosca, come rivela la corrispondenza interna, a creare nuove offshore per sfuggire alle sanzioni internazionali. In Russia l’affare più sorprendente riguarda però Svetlana Krivonogikh, indicata dalla stampa indipendente come ex fidanzata e madre di una figlia non riconosciuta da Vladimir Putin. I Pandora Papers rivelano che l’amica del presidente è la beneficiaria di una società offshore costituita nel 2003, esattamente un mese dopo la nascita della bambina, che ha comprato per 3 milioni e 600 mila dollari una residenza affacciata sul mare nel Principato di Monaco. Un affare gestito dagli stessi fiduciari che lavorano tuttora per gli oligarchi più vicini al presidente Putin. All’epoca del presunto flirt Svetlana lavorava come addetta alle pulizie in un hotel. Oggi ha un patrimonio personale di oltre 100 milioni”, prosegue il sito dell’Espresso.

Già nel 2016, l’inchiesta giornalistica denominata Panama Papers, scoperchiò i segreti delle offshore, facendo riferimento ai documenti riservati di uno studio legale, Mossack Fonseca. Questa volta, i dati di riferimento sono quelli dello studio Alemán, Cordero, Galindo & Lee (Alcogal), tra i cui fondatori spicca anche un ex ambasciatore panamense negli Stati Uniti. Tra gli indagati non mancano anche volti noti della TV e dello spettacolo, come “la super modella tedesca Claudia Schiffer, registrata con il cognome della madre, star della musica come Shakira e Elton John, big internazionali del calcio, motociclismo e altri sport come il cricket. Il cantante spagnolo Julio Iglesias, 78 anni, è schedato come beneficiario di almeno venti società delle Isole Vergini Britanniche. Tesorerie caraibiche con tassazione zero, utilizzate da Iglesias, in particolare, per acquistare ville e terreni in Florida, a nord di Miami, nell’esclusiva isola privata di Indian Creek, protetta da bunker di guardie armate, per un valore dichiarato di 111 milioni di dollari”.

“Come Mossack Fonseca a Panama, molte delle 14 società internazionali di gestione fiduciaria delle ricchezze dei vip hanno legami strettissimi con il potere politico, che decide le leggi fiscali, e con le autorità di controllo, che dovrebbero indagare anche su richiesta di magistrati stranieri. In Belize -aggiunge l’Espresso- un paradiso offshore che offre garanzie di totale anonimato, e per questo risulta frequentato da pericolosi criminali e grandi riciclatori di denaro sporco, le due agenzie fiduciarie più importanti sono state create dall’ex procuratore generale nazionale. A Cipro il primo offshore provider è lo studio di consulenze legali e fiscali fondato dall’attuale Presidente della Repubblica, Nicos Anastasiades, e oggi gestito dalle sue due figlie”.

“Ma con i soldi, gli amici in paradiso si trovano anche vicino all’Italia. I Pandora Papers -si legge ancora- mostrano che un boss della camorra, Raffaele Amato, ha utilizzato una compagnia di fiduciari con base a Montecarlo per schermare la proprietà di una società-cassaforte inglese, che ha comprato terreni e immobili in Spagna. Amato è stato il capo degli ‘scissionisti’, l’alleanza di clan camorristi che fu al centro della sanguinaria guerra di mafia che ha ispirato il libro e la serie televisiva Gomorra. Arrestato nel 2009 dopo anni di latitanza proprio in Spagna ed estradato in Italia, il boss Amato sta scontando una condanna definitiva a vent’anni di reclusione. I suoi fiduciari di Montecarlo, contattati più volte dal consorzio Icij, non hanno risposto alle nostre domande e richieste di chiarimenti”.

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