martedì, 19 Marzo 2024

G20 Napoli, intesa di massima su clima ed energia. Cingolani: “Nessun Paese mette in dubbio l’accordo di Parigi”

Il summit ha portato un accordo di massima, confermando gli impegni presi nell'accordo di Parigi. Non è stato trovato un punto comune sugli accordi più vincolanti.

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In seguito ad una lunga e difficile mediazione tra Italia e Usa, i ministri dell’Ambiente del G20 hanno sottoscritto un documento finale congiunto su clima ed energia, un’intesa di massima, ma non l’ambizioso accordo a cui la presidenza italiana puntava. Sul tavolo clima ed energia, i temi più controversi per i quali sono stati confermati gli impegni dell’accordo di Parigi, non trovando un punto di vista comune sugli impegni più vincolanti.
I nodi da dipanare riguardavano sostanzialmente l’impegno a rimanere sotto a 1.5 gradi di riscaldamento globale fino al 2030 ed eliminare il carbone dalla produzione energetica al 2025, punti che di fatto sono stati rinviati al G20 dei capi di Stato e di governo.

Ben disposti a mettere nero su bianco Usa, Europa, Giappone e Canada, compiendo ulteriori sforzi a differenza dell’India e la Cina, le quali non hanno concordato sull’aumento della temperature globali fissato dall’accordo di Parigi, che ha come scopo quello di far rimanere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi, trovando un equilibrio tra le emissioni antropogeniche e gli assorbimenti da parte dei pozzi di gas a effetto serra, nella seconda metà di questo secolo.

Negoziazione molto complessa a detta di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica che durante questi due giorni ha fatto gli onori di casa: “Nessun Paese ha messo in dubbio l’accordo di Parigi, la convinzione c’è ma alcuni Paesi economicamente rischiano di non farcela in una decade. Il Comunicato è stato adottato da tutti e i due punti su cui solo India e Cina non concordano nella formulazione sono stati spostati al livello Capi di Stato”.
Per Cingolani tutte le nazioni sono impegnate per la decarbonizzazione, il problema riguarda la scala dei tempi, affermando che alcune di loro sono restie ad un’accelerazione. Anche Russia e Cina si sono impegnate ad eliminare gradualmente la produzione di energia dal carbone senza fermarsi. In opposizione all’eliminazione delle emissioni ci sono paesi come Brasile, Cina, India e Arabia Saudita, che si ritrovano a richiedere vincoli più leggeri a differenza di quelli avanzati dall’accordo di Parigi, mantenendo una certa riluttanza.
Il G20 di Napoli è considerato un crocevia in ottica conferenza sul clima delle Nazioni Unite, Cop26, del prossimo novembre a Glasgow.

Riconfermato il ruolo determinante dell’impegno finanziario da 100 miliardi, come previsto dall’accordo di Parigi, volto ad aumentare i contributi ogni anno fino al 2025. Tutte le nazioni sono attive nella transizione energetica totale, sfruttando i 2 miliardi di dollari delle risorse dei Climate Investment Funds (CIFs), sottolineando il grande potenziale delle rinnovabili offshore, dell’energia oceanica e della possibilità di attuare questo tipo di tecnologie.
L’efficienza energetica ha un ruolo chiave per la riduzione dei gas serra e per la promozione della crescita economica sostenibile. È necessario muoversi su modelli di produzione e consumo sostenibili e circolarità, partendo dal presupposto che nessun carburante o tecnologia da solo può garantire di ridurre le emissioni di inquinanti. Sulla base di ciò è l’idrogeno a fungere da perno dell’economia energetica del futuro, in virtù della riduzione delle emissioni, in particolar modo nei settori difficili da abbattere; si evince quindi di investire nelle tecnologie rinnovabili unita alla riduzione dell’utilizzo del metano.

Questo piano può permettere dei concreti passi in avanti verso gli obiettivi a lungo termine riguardo un futuro resiliente ai cambiamenti climatici, garantendo un benessere sociale che viaggia di pari passo alla crescita e allo sviluppo economico sostenibile. I G20 rimarcano l’importanza di costruire un’efficace valutazione preventiva, basandosi anche sulla vulnerabilità delle città ai cambiamenti climatici, incoraggiando e favorendo attività di governo che portino ad una collaborazione attiva, con un ruolo focale le iniziative dal basso verso l’alto, come il Patto globale dei sindaci, il C40.

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