venerdì, 26 Aprile 2024

Il filtro bellezza sa di vecchio: nessuno ritocchi la pancia di Kate

L'attrice inglese torna in tv dopo 10 anni e si pone come modello di body positivity chiedendo alla produzione di non ritoccare nessuna parte del corpo.

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I volti che cambiano sono belli, ma abbiamo smesso di imparare ad amare quei volti perché continuiamo a coprirli con i filtri a causa dei social media“. Esordisce così Kate Winslet, in una recente intervista al The New York Times per promuovere la nuova miniserie di HBO Mare of Easttown, dove interpreta Mare Sheehan, una detective della provincia americana impegnata nel risolvere l’intricata indagine dell’omicidio di una giovane ragazza.

L’attrice inglese torna in tv dopo dieci anni di assenza, calandosi nei panni di una donna senza filtri, tutt’altro che glamour, ma vera, che indossa jeans e felpa, che ha la ricrescita ai capelli e che al Cosmopolitan di Carrie Bradshaw preferisce il Boilermaker di Bukowski, il potente mix dello shot di whisky con la birra, bevuto da Mare senza tanta teatralità.

La rappresentazione di questa donna piena di difetti, come tutti noi, ma sicura di sé, con un corpo e un viso che cambiano naturalmente con l’avanzare dell’età, ha subito catturato gli spettatori e le spettatrici, che non hanno potuto non identificarsi nel personaggio.

Proprio per questo motivo, quando il regista della serie, Craig Zobel, ha proposto alla Winslet di ritoccare in post-produzione la “pancia gonfia” ripresa in una scena di nudo in cui il suo personaggio ha un incontro fugace con un uomo da poco conosciuto, la risposta dell’attrice è stata “Non osare” (Don’t you dare).

A proposito della stessa scena inoltre l’attrice, vicina ai 46 anni, influenzata forse dalla mancanza di storie che portano sullo schermo la sessualità femminile dopo i 40, era dubbiosa se fosse appropriato o meno mostrare una donna di mezza età, nonna, avere una storia di una notte. Dubbio che per evitare spoiler non sveleremo se è poi stato infine incluso o meno nel prodotto finale confezionato per la HBO.

Kate Winslet non è nuova a questi argomenti, essendo impegnata attivamente da anni per promuovere la body positivity. Sin dai tempi di Titanic, infatti, è stata sempre vittima di bullismo da parte dei media, non essendo mai rientrata nei canoni, spesso malsani, dell’immagine femminile proposta al grande pubblico. Dopo molti anni dall’uscita del film campione di incassi, a riguardo ha infatti dichiarato: “La gente parlava spesso del mio peso. Sono stata soggetta a troppi controlli sul mio fisico e la stampa è stata in realtà molto scortese con me. Mi sono sentita vittima di bullismo se devo essere sincera. Ricordo di aver pensato, è ​​orribile e spero che passi“.

Ma il peso non è l’unico tema affrontato dall’attrice premio Oscar. Come Anna Magnani, che dichiarava “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele!“, anche la Winslet porta orgogliosamente i segni del tempo, tanto da rimandare indietro per due volte il poster promozionale di Mare of Easttown, poiché troppo ritoccato: “Ragazzi, so quante linee ho a lato dell’occhio, per favore rimettetele tutte a posto“.

La storia di Kate Winslet purtroppo non è una novità a Hollywood. Sin dai tempi della “Golden Age” di Greta Garbo, la questione del peso e dell’età, è sempre stata centrale nel momento in cui veniva affidato un ruolo a un’attrice. Quando Louis B. Mayer, direttore della casa di produzione dal ruggito del leone, Metro Goldwyn Mayer, assunse la “Divina” per la MGM nel 1925, avvertì l’attrice svedese che: “In America non ci piacciono le donne grasse”. Da quel momento in poi la Garbo non “mangiò nient’altro che spinaci per tre settimane e poi si è messa rigorosamente a dieta per il resto della sua carriera hollywoodiana“.

Hollywood non è però la sola ad avere quest’atteggiamento limitante. Gli episodi di discriminazione sono purtroppo ancora diffusi in tutti i contesti, sia nella vita ordinaria di ogni donna, che in quella delle grandi star.

Come dimenticare il licenziamento di Isabella Rossellini, da parte di Lancôme, nel momento in cui l’attrice italiana aveva compiuto i 40 anni. All’epoca l’azienda francese l’aveva infatti definita “troppo vecchia per essere testimonial del brand, poiché le pubblicità non devono rappresentare la realtà, ma i sogni. E le donne sognano di apparire giovani, non quarantenni”.

Per fortuna i tempi sono cambiati e sono ancora in fase di cambiamento. Isabella Rossellini è da poco tempo ridiventata ambasciatrice della famosa azienda di cosmetici a ben 65 anni, grazie alla fortissima volontà espressa dalla nuova Presidente globale dell’azienda, Francoise Lehmann, che ha fatto un mea culpa sull’infelice decisione e ha permeato il brand francese di una nuova sensibilità.

Ma se la questione rimanesse ristretta al mondo Hollywood o della pubblicità, il danno sarebbe più o meno contenuto. Il grande problema è che l’immagine corporea di ognuno di noi è strettamente influenzata dai media e dagli stimoli sociali che riceviamo, nei quali cerchiamo continuamente riferimenti e conferme.

Questo avviene soprattutto nella vita virtuale, dove siamo continuamente bombardati da standard di bellezza a cui aspirare. Come afferma Paul Schilder, precursore degli studi moderni sull’immagine corporea, i media hanno una grande influenza nel condizionare la percezione che le persone hanno del proprio corpo, poiché l’immagine corporea si costituisce in base alla comparazione del proprio corpo direttamente con quello degli altri.

Per questo motivo, da pochi anni si è sviluppata l’idea della body positivity, la positività del corpo, un movimento con lo scopo di diffondere l’idea che tutti i tipi di corpo siano meritevoli di rispetto e valore. Secondo questo movimento nessuna persona dovrebbe mai sentirsi inadeguata a causa del proprio corpo e aspetto estetico.

La body positivity incoraggia le persone a vedere le proprie imperfezioni sotto un’ottica positiva, in quanto l’accettazione incondizionata del proprio corpo consente di ignorare quello che la società definisce come appropriato o no riguardo le apparenze. Questa concezione è in contrasto con la logica attuale del mondo di Instagram, secondo la quale bisogna essere sempre perfetti e con il filtro bellezza costantemente attivato.

Lo scopo del movimento della positività del corpo è quello di accettare ogni tipo di fisicità, soprattutto se parliamo di quella femminile, diversamente dal modo in cui è rappresentata generalmente dai mass media. Questo non esclude ovviamente che ogni essere umano debba avere il diritto di non sentirsi a proprio agio con il proprio corpo, ma delegittima il sistema dal proporre un modello prestabilito spesso inarrivabile.  

E non basta che Chiara Ferragni posti una foto dove sfoggia una leggera pancia post parto, perché siamo ancora lontane dal poter essere libere di essere magre o grasse, naturali o rifatte, non depilate o tatuate, senza che il nostro aspetto passi in secondo piano rispetto a tutto il resto.

Il corpo femminile è ancora centro di discussione, oggetto d’inquisizione, imputato nel tribunale del giudizio universale. E il fatto che nei media facciano ancora scalpore quei modelli differenti dai canoni imposti nel passato, mostra quanta strada ci sia ancora da fare.

Non è un caso che nonostante la propaganda positiva e le belle parole che invadono i social e le campagne pubblicitarie, i personaggi femminili oltre la taglia 40, nella maggior parte dei film o delle serie tv, abbiamo raramente ruoli da protagonista, e siano invece quasi sempre relegate al ruolo dell’amica ‘simpatica’ o ‘con personalità’. Un modo quasi implicito per comunicare che una donna di una certa taglia non potrà mai essere attraente e desiderata.

Stessa questione per l’età. Da uno studio effettuato dal Geena Davis Institute on Gender in Media sulla rappresentazione delle donne nella cinematografia, è stato infatti riscontrato che in tutti i film di maggior incasso dell’anno 2019 negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, nessuna donna sopra i 50 anni aveva un ruolo da protagonista. Al contrario, nel momento in cui una donna più anziana è apparsa sullo schermo, la sua rappresentazione è sempre avvenuta in un modo sgradevole e stereotipato, che la mostrava come poco attraente, con un atteggiamento scontroso e fisicamente inattiva.

Grazie al movimento della body positivity è invece nata la possibilità di provare a cambiare una narrazione tossica che sfida gli standard di bellezza occidentale, standard che non mostra i corpi non conformi alle norme imposte a cui ci hanno abituato.

È finalmente arrivato il tempo di rivendicare il riconoscimento dei corpi a cui è stata negata per lungo tempo l’esistenza, perché accettare il proprio corpo è un atto politico e non sentirsi colpevoli di non essere qualcosa è un atto di ribellione. 

Mare of Easttown

Mare of Easttown debutterà in Italia il 9 giugno alle 21.15 su Sky Atlantic. Sette puntate per sette ore che vi incolleranno allo schermo e che come succedeva per Twin Peaks, vi faranno dubitare dell’innocenza e della colpevolezza di ogni singolo personaggio.

 

 

 

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