Non possiamo dimenticare il sorriso di Luana. Il sorriso della giovinezza, dell’ambizione, dei sogni nel cassetto, di una vita ancora tutta davanti. Il sorriso di chi, anche se a soli vent’anni, ha una famiglia e un lavoro sulle spalle. Un sorriso che racconta di un entusiasmo per la vita, quella vita stroncata troppo presto.
Jorit, street-artist napoletano regala ai muri dell’ex Snia Viscosa di Roma, fabbrica tessile simbolo di sfruttamento e inquinamento, il sorriso di Luana D’Orazio, morta sul lavoro a soli 22 anni. Un posto denso di significato, che a partire da quel sorriso, continua a raccontare la memoria delle morti sul lavoro e delle lotte operaie e antifasciste.
Quello di Luana non è il primo, né l’unico caso di morte bianca, di una giovane vita spezzata, ma è, purtroppo, l’occasione per tornare a riflettere su un tema che il più delle volte tende ad essere trascurato, oscurato o censurato.
Luana, come Samuel Cuffaro, 19enne morto a causa di un’esplosione nell’azienda agricola a Gubbio, e come i tanti lavoratori e lavoratrici che ogni giorno perdono la vita, è vittima della scarsa attenzione e sicurezza sui cantieri, sui posti di lavoro. Sono vittime di un sistema che fonda l’esistenza sulla logica della massimizzazione della produttività e del profitto.
Solo nel 2021, si registra un tasso di incremento pari all‘11,4% dei morti sul lavoro (fonte Inail) rispetto al primo trimestre scorso. Ciò testimonianza come il problema della sicurezza sui posti di lavoro, dell’inosservanza delle relative normative e dell’omertà legata al tema non siano situazioni anomale o rare ma qualcosa con cui fare i conti ogni singolo giorno.
L’opera di Jorit acquista allora un duplice significato. Non solo ricordare una giovane donna, il suo coraggio, il triste epilogo della sua vita, ma anche sollevare e denunciare un problema concreto, per riportalo al centro non solo dell’opinione pubblica ma anche del dibattito istituzionale.