Il ministero della Difesa di Taiwan, riferisce di aver individuato in 24 ore, 38 aerei e 7 navi da guerra cinesi intorno all’isola, legati alle pressione di Pechino, su quella che viene definita come una provincia ribelle. Secondo la Cina questa sarebbe un’ “operazione punitiva” contro Taiwan.
Nelle dichiarazioni si parla anche di 28 jet che hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan, il confine marittimo di fatto tra i due Paesi.
La prevenzione cinese
Il presidente dell’isola di William Lai, è ritenuto da Pechino un “pericoloso separatista”, le forze armate cinesi hanno mobilitato aerei e navi da guerra per “la presa di controllo del campo di battaglia”, attraverso un accerchiamento e un blocco aereo-navale con il presidio di cinque aree marittime.
L’operazione ha il nome di “Spada congiunta 2024-a” e vede l’utilizzo per la prima volta della guardia costiera. Le manovre, oltre a prendere di mira Lai, valgono anche come una “seria osservazione contro ogni tipo di interferenza straniera“.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin si è spinto oltre nel briefing quotidiano: “Coloro che sostengono l’indipendenza di Taiwan rimarranno con ‘la testa rotta e il sangue che scorre'”.
La risposta di Taiwan
Il governo di Taipei ha risposto e mobilitato le forze armate, tra aerei, navi e unità missilistiche, a difesa della sovranità, accusando Pechino di attuare una “provocazione irrazionale” che “mette in evidenza una mentalità bellica”. Il presidente, per la prima volta nei panni del comandante in campo, ha assicurato che Taiwan difenderà i valori della libertà e della democrazia: “Sarò in prima linea con i nostri fratelli e sorelle militari per difendere la sicurezza nazionale” per “preservare la pace e la stabilità nella regione”.