lunedì, 29 Aprile 2024

La Treccani sceglie “Femminicidio” come parola dell’anno 2023

Questa decisione è stata presa nell'ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, che mira a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua.

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La Treccani ha annunciato che la parola dell’anno 2023 è “femminicidio”. Questa decisione è stata presa nell’ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, che mira a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua. La scelta riflette l’attenzione e la sensibilità nei confronti del fenomeno della violenza di genere, che ha segnato profondamente l’anno appena trascorso.

La definizione di “femminicidio” registrata nel Vocabolario della lingua italiana Treccani è la seguente: “Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo.”

La Treccani ha sottolineato che la scelta di questa parola evidenzia l’urgenza di concentrarsi sulla violenza di genere per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo su un tema che è prima di tutto culturale. La parola “femminicidio” assume così un ruolo centrale nella discussione pubblica, contribuendo a responsabilizzare e sensibilizzare ulteriormente la società su una tematica cruciale.

La professoressa Valeria Della Valle, direttrice scientifica del Vocabolario Treccani, ha spiegato che la rilevanza del termine non è solo quantitativa, ma si basa sulla sua importanza socioculturale. La parola ha acquisito maggiore rilevanza nel 2023, diventando un segnale linguistico dell’intensità della discriminazione di genere nella società.

Il termine “femminicidio” è comparso nella lingua italiana nel 2001 e ha guadagnato popolarità a partire dal 2008. Si tratta di un calco dell’inglese “feminicide”, coniato dalla criminologa Diana Russel e successivamente adottato dalla Treccani per riflettere l’ampia portata del crimine che si basa sulla discriminazione di genere.

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