venerdì, 26 Aprile 2024

Sanremo 2023, tra nostalgia e novità: Al Bano-Ranieri-Morandi e Lazza. Tra ironia e attualità: la Fagnani e l’attivista Pegah Pour

Il pubblico, la stampa e il web attendono ulteriori sviluppi per la terza serata, al completo, tra musica, monologhi e chissà forse altri imprevisti, speriamo con meno petali sparsi per terra.

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La seconda serata del Festival della Musica Italiana canalizza l’emozione della prima, anche con una punta d’ironia: Gianni Morandi, non si separa più da “scopa e paletta”, facendo riferimento alla performance decisamente distruttiva di Blanco tra petali e fioriere che, non solo ha tanto colpito Amadeus, ma anche l’orgoglio dei Sanremesi, scatenando sul web memes e video divertenti.

La classifica generale della stampa a fine serata
La classifica generale della stampa a fine serata

“Tutto succede su questo palco. E arriva a casa, quindi va coccolato, tenuto pulito”, ha concluso Morandi prima di intonare Grazie dei Fiori, primo brano a vincere il festival.

Amadeus commenta ed incalza sul sentimento di appartenenza alla grande rete di Rai 1, non risparmiandosi su nessuno, citando collaboratori, autori, artisti e tutti quelli che ogni anno partecipano alla grande macchina di Sanremo.

Una seconda serata meno turbolenta, ma non per questo povera di avvenimenti come l’esibizione corale, da far tremare le ugole, di Ranieri, Al Bano e Morandi che ha avuto il potere di risvegliare il sentimento più italiano che c’è in tutto il pubblico, sala compresa, tanto da sembrare un concerto allo stadio per cori e applausi scroscianti. La nota tenuta perfettamente da Massimo Ranieri in Perdere l’amore conferma la sua consacrazione ai grandissimi della musica italiana.

Uno spettacolo all’insegna del “Vai Sereno”, per parafrasare  l’ospite-conduttrice di questa serata, la giornalista Fagnani, una donna capace di ritagliarsi con strenua determinazione un posto nella televisione e nell’immaginario degli italiani con il suo programma piccato “Belve”. Impeccabile nelle sue battute, genuina nel scendere quelle pericolosissime scale dell’Ariston.

Forse l’attacco diretto che dalla Crociera Costa Smeralda-Sanremo si è scagliato contro personaggi politici ben precisi cioè il viceministro Bignami, con tanto di foto strappata, e la frecciatina che fa male più alle donne che alla ministra sul tema dell’aborto, sono stati visti con meno scalpore, come se ormai Fedez, sia consueto boicottare la rete Rai. Amadeus ringrazia con nonchalance per i punti che il rapper, e consorte di Chiara Ferragni, ha puntualizzato con una base che ricorda l’amico e rivale Salmo, ospite inconsueto della prima serata sempre on the cruise.

Ma i protagonisti sono i cantanti, big affermati come Giorgia, ancora sul pezzo, o Lazza che conquista il palco come le classifiche con le basi riconoscibili di un produttore come Dardust, presente anche in altre canzoni della prima giornata. Rosa Chemical è l’Achille Lauro del 2023, ma con occhiali da sole e un pezzo divertente. Piacevoli sorprese e riconferme, tra Tananai con la sua ballad e Colapesce e DiMartino in testa alla classifica generale della stampa. I Modà anche se esibiti all’inizio finiscono verso il basso, assieme alle nuove leve, non troppo nuove se vediamo i cognomi come LDAGli Articolo 31, a sorpresa, più veri che mai nei loro vestiti in bianco.

Il punto più toccante e pregnante della serata è il discorso dell’iraniana Pegah Moshir Pour: 31 anni, lucana ma di origine iraniana, grande attivista dei diritti umani,  nonché “content creator in prima fila nelle proteste contro il regime dell’ayatollah a seguito della morte di Mahsa Jina Amini. Le sue parole trafiggono lo schermo, il pubblico e lo sguardo accorato di Drusilla, altro grande personaggio della televisione italiana, presente a Sanremo 2022.

L’inno, il canto che si intona con tre parole: DONNA, VITA, LIBERTA’, risuona nell’Ariston come una lancia che fende l’idillio del privilegio in cui l’Europa vive nei confronti dei Paesi come l’Iran.

“In Iran – spiega Pegah – non avrei potuto presentarmi così vestita e truccata, né parlare di diritti umani sul palco, sarei stata arrestata o forse addirittura uccisa, è per questo che, come molti altri ragazze e ragazzi, ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione crescita sotto un regime di terrore e repressione, in un paese bellissimo, uno scrigno di patrimoni dell’umanità”.

E ancora l’attualità del momento sta nel ricordare anche, da parte della giovane Pegah, che “la musica è un diritto umano”. Ha ricordato il dramma dell’Iran grazie alla melodia di Baraye (IL TESTO DELLA CANZONE) l’inno della rivoluzione musicato da Shervin Hajipour (poi arrestato) grazie ai tweet dei ragazzi sulle libertà negate e vincitore, nell’ultima edizione dei Grammy, del premio per la Miglior canzone per il cambiamento sociale.

Il pubblico, la stampa e il web attendono ulteriori sviluppi per la terza serata, al completo, tra musica, monologhi e chissà forse altri imprevisti, speriamo con meno petali sparsi per terra.

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