Dopo la Germania, anche nel resto d’Europa di valuta l’introduzione dell’obbligo vaccinale. Tutto dipende dall’andamento dell’indice Rt nei prossimi 40 giorni. Mentre il governo di coalizione tedesco SPD-Verdi-FDP ha imposto l’obbligatorietà del vaccino a partire dal prossimo febbraio, l’Italia potrebbe impiegarci di più per raggiungere lo stesso obiettivo poiché la decisione deve passare prima da una legge approvata dalle camere del Parlamento, dilatando così i tempi. Nel frattempo l’84,6% della popolazione italiana over 12 è stata vaccinata, l’87,5% ha fatto la seconda dose, il 12,3% è già alla terza; tuttavia, bisogna ancora convincere il 13% degli italiani No Vax.
A dare scacco matto sarà l’indice Rt che continua a salire e solo ieri sono stati registrati 16 mila casi. L’indice di replicazione resta stabile tra l’1,2 e l’1,3; ma andando avanti così, nel giro di tre settimane si conteranno fino a 200mila positivi ogni sette giorni. Saranno determinanti le festività e le terze dosi, per le quali sono stati riaperti gli hub vaccinali. Il problema resta convincere i cittadini a vaccinarsi, per questo l’obbligo diventerebbe necessario per scongiurare l’ennesima ondata e una nuova variante. L’obbligo verrebbe imposto innanzitutto sui luoghi di lavoro – come già accaduto per i sanitari – secondo quanto già stabilito dal Testo unico per la sicurezza sul lavoro che prevede l’imposizione al datore di lavoro “la messa a disposizione dei vaccini per quei lavoratori che non sono già immuni”; contrariamento, il dipendente deve essere allontanato. Questo comporterebbe il riconoscimento dello status di non idoneo al lavoro per tutti i non vaccinati e, conseguentemente, la cessazione del rapporto di lavoro.