La Procura della Repubblica di Verbania prosegue nelle indagini sulle cause della tragedia di Mottarone. Oggi hanno parlato due testimoni: “Ho sentito un rumore molto forte e strano”, come una “frustata”. “La cabina era quasi sulla mia testa. Mi tremavano le gambe, avevo paura. Mi sento miracolata: se non mi fossi spostata, probabilmente la cabina mi avrebbe colpita. Ho sentito un fruscio: una specie di rumore metallico secco. La cabina stava dondolando”.
Intanto il gestore della funivia, Nerini, chiama in causa l’unico indagato agli arresti domiciliari, perché non sapeva a cosa serve il ceppo o forchettone. “Mi è stato spiegato dal caposervizio Gabriele Tadini che avrei dovuto metterlo”. Cosa che aveva fatto, tra l’altro, “in un paio di occasioni su disposizione di Tadini”, ma “a impianto fermo e cabine vuote”. Tadini è difeso dall’avvocato Perillo, che dichiara, a proposito dell’impianto: “Il primo intervento sul sistema frenante è del 5 febbraio scorso, ma dopo venti giorni circa c’è una seconda chiamata per lo stesso problema; eppure la manutenzione interviene solo il 30 aprile, come emerge dai documenti. Quanto alla terza richiesta di manutenzione sempre al sistema frenante avanzata a Perocchio fatta la prima settimana di maggio, non è così chiaro se fosse in programma; ciò che è certo è che fino al 23 maggio, giorno del disastro, l’intervento non si verifica”. Il legale menziona Perocchio: l’ingegnere che si occupa di consulenza e ristrutturazione della funivia. E poi continua: “tutto può essere utile a ricostruire quello che è successo e per questo, ad esempio, abbiamo chiesto il video originale. Vogliamo sapere se ci sono altri video, visto che le telecamere sul percorso sono diverse”.
Un’altra data è quella che ricorda proprio il caposervizio dell’impianto, tramite Perocchio: “Per me era più probabile che mi inghiottisse una voragine in strada, che si rompesse la fune verificata il 20 novembre”.