La decisione della Corte Suprema USA conferma che, ancora una volta, una maggioranza di uomini ha legiferato sul corpo delle donne e delle persone con utero. Non siamo libere, non siamo liberi. Non siamo al sicuro.
Ogni donna deve avere il diritto di non voler diventare madre. Distruggere il luogo comune dell'orologio biologico e del pregiudizio del "per sentirsi completa bisogna fare un figlio" è un primo passo per concedere al mondo femminile un nuovo potere: essere felice.
La Corte Suprema Usa ha abolito la sentenza che nel 1973 legalizzava l'aborto in America. Questo tragico ribaltamento trasmette al resto del mondo l'idea che "si può tornare indietro", ostacolando i diritti riproduttivi delle donne. Lo spiegano Mori e Neri, direttore e codirettore della Rivista interdisciplinare di Bioetica.
La Corte suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade che nel 1973 sanciva la legalizzazione dell'interruzione di gravidanza; è stata appoggiata dalla maggioranza conservatrice con 6 voti a favore e 3 contrari. Tutto ciò mentre la Germania ha deciso di eliminare il divieto per i medici di dare ai propri pazienti informazioni sull'aborto.
L'Oklahoma ha appena firmato la legge anti-aborto, tra le più severe di tutti gli Stati Uniti. L'interruzione di gravidanza sarà permessa solo in caso di pericolo di vita per la donna
La Procura di Sassari chiede l'archiviazione nel caso dell'aborto spontaneo subito da una 25enne per non aver ricevuto cure in pronto soccorso, non avendo l'esito di un tampone Covid.
Un'antiabortista alla testa dell'organo che rappresenta i popoli di quasi tutto il continente, in un periodo storico in cui i diritti delle donne sono appesi a un filo, non fa presagire nulla di positivo. Le donne europee hanno il disperato bisogno di un'alleata, il ventunesimo secolo somiglia sempre più a quello dell'inquisizione.
Violenza non è solo una moglie picchiata dal marito; la brutalità ha tante sfaccettature: una forma di violenza socialmente accettata come essere contrari all'aborto è forse anche peggio di una condannabile all'unanimità come un maltrattamento fisico.
Dopo la proposta di legge, la capogruppo M5S ha chiesto di ritirarla e di chiedere scusa per aver provato ad utilizzare la politica per entrare nella vita privata degli abruzzesi.