giovedì, 25 Aprile 2024

Kenya, la comunità LGBTQ+ ha ottenuto una vittoria “agrodolce” nella battaglia per propri diritti

La corte suprema del Kenya ha criticato il governo per la mancata registrazione di un'associazione per persone LGBTQ+, affermando che la decisione discrimina i diritti della comunità.

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La corte suprema del Kenya ha criticato il governo per la mancata registrazione di un’associazione per persone LGBTQ+, affermando che la decisione discrimina i diritti della comunità.

Sebbene le unioni tra persone dello stesso sesso rimangano illegali in Kenya, il tribunale ha stabilito che tutti hanno il diritto di associazione. È il culmine di una battaglia legale decennale e una vittoria per la comunità LGBTQ+.

In una decisione di maggioranza il tribunale ha stabilito che il consiglio di coordinamento non governativo era discriminatorio. Inoltre violava il diritto costituzionale di associazione della comunità rifiutando di registrare uno qualsiasi dei sei nomi proposti dai rappresentanti della comunità: National Gay and Lesbian Human Rights Commission, Consiglio per i diritti umani di gay e lesbiche.

L’ente governativo aveva affermato che consentire la registrazione contravverrebbe alle sezioni del codice penale del paese che criminalizzano le unioni gay e lesbiche, inclusa una legge coloniale britannica che prevede una condanna a 14 anni per chiunque sia condannato per atti omosessuali.

La sentenza

La corte era del parere che la decisione del governo fosse discriminatoria e che sarebbe incostituzionale limitare il diritto di associazione, negando la registrazione di un’associazione, esclusivamente sulla base dell’orientamento sessuale dei ricorrenti – questo si evince dalla sentenza.

Aggiungendo che i diritti umani sono intrinseci e tutelati semplicemente in quanto esseri umani. Tutti gli esseri umani, comprese le persone LGBTQ+, hanno diritto al pieno godimento di tutti i diritti previsti dal capitolo quattro della costituzione, non in ragione delle loro preferenze sessuali in quanto LGBTQ ma in quanto esseri umani. Così come i diritti di cui godono gli eterosessuali non si basano sul loro orientamento sessuale ma in virtù della comune umanità.

La sentenza è stata accolta da una forte opposizione, principalmente da chiese evangeliche e politici conservatori, mentre l’hashtag #SayNoToLGBTQinKENYA è stato di tendenza nell’ultima settimana. Una dichiarazione ai media di Calisto Odede, vescovo presidente dei ministeri Christ is the Answer, ha affermato che la sentenza potrebbe incoraggiare altri praticanti illegali come i pedofili e coloro che sono coinvolti nell’incesto ad avere anche il diritto di associazione.

Potrebbero esserci molte persone che stanno lottando con diversi tipi di desideri sessuali, ma non sono andate in tribunale perché l’intera nazione le riconosca, afferma la chiesa, che ha un ampio seguito nelle aree urbane del Kenya.

Chiesa e politica

La chiesa keniota ha collegato la sentenza della corte alla recente decisione della Chiesa d’Inghilterra di accogliere le coppie dello stesso sesso “senza riserve e con gioia”.

Peter Kaluma, un deputato alleato dell’opposizione, ha promesso di presentare un disegno di legge in parlamento per vietare l’omosessualità e imporre sanzioni più severe, inclusa la prigione a vita, per coloro che sono coinvolti in relazioni omosessuali.

Per ricordare Edwin Chiloba

La sentenza sarà una vittoria agrodolce per la comunità LGBTQ+ in Kenya, i cui membri sono stati oggetto di molestie, esclusione e violenza. Il 4 gennaio, il corpo del 25enne Edwin Chiloba, attivista per i diritti LGBTQ+ e stilista, è stato trovato in una scatola di metallo sul ciglio di una strada vicino alla città di Eldoret, nella Rift Valley.

Il procuratore generale del Kenya ha affermato che il governo contesterà la sentenza della corte suprema, insistendo sul fatto che la questione è oggetto di consultazioni pubbliche piuttosto che di tribunali.

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