giovedì, 25 Aprile 2024

Immigrazione clandestina, finte assunzioni per ottenere permessi di soggiorno: 7 arresti sequestrati beni per 150mila euro

Nei guai 7 persone, gravemente indiziate della commissione di una pluralità di reati, tra cui associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina,  truffa aggravata ai danni dello Stato, falsità ideologica e sostituzione di persona.

Da non perdere

A Torino le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare personale nei confronti di 7 persone, nello specifico 3 in carcere e 4 agli arresti domiciliari, gravemente indiziate della commissione di una pluralità di reati, tra cui associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina,  truffa aggravata ai danni dello Stato, falsità ideologica e sostituzione di persona. I Finanzieri hanno sequestrato i profitti illeciti conseguiti dagli indagati, per un valore complessivo di circa 150mila euro.

L’attività, avviata nei primi mesi del 2020, si inquadra nell’operazione denominata Terra Promessa. Grazie ai numerosi accertamenti di Polizia Giudiziaria, condotti anche attraverso l’ausilio di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno consentito di disvelare un presunto sodalizio criminale, articolato in un nucleo associativo di 3 persone, due di nazionalità egiziana e una rumena, e altri 4 soggetti, due italiani, un bengalese e un egiziano. Il gruppo criminale si muoveva principalmente su Torino, ma con ramificazioni anche in altre province piemontesi e nelle regioni limitrofe.

Le indagini

Le indagini hanno consentito di acquisire elementi di prova circa l’esistenza di questo presunto sodalizio che avrebbe stabilmente operato per un lungo arco temporale, almeno 10 anni, durante il quale avrebbe esercitato sistematicamente le proprie attività illecite attraverso una struttura amministrativa presente e riconoscibile sul territorio. Il gruppo in questione si sarebbe avvalso, inoltre, di diversi soggetti giuridici, imprese e società fittizi e inattivi, variamente utilizzati, tra l’altro, per l’attivazione di rapporti di lavoro simulati, oltre a fittizie dichiarazioni di disponibilità ad assumere e la stipula di finti contratti di locazione immobiliare. Tutto ciò sarebbe stato messo in atto con il solo intento di avere a disposizione atti e documenti, utili a ottenere indebitamente rilasci e rinnovi di permessi di soggiorno, nonché prestazioni economiche, a beneficio di una moltitudine di soggetti stranieri.

Nello specifico, dalle investigazioni è emerso che i soggetti in questione avessero ottenuto la gestione diretta di due Centri di Assistenza Fiscale (CAF) siti nella città di Torino, con uffici realmente operanti. Gli stessi, in ipotesi di accusa, avrebbero costituito veri e propri punti di riferimento della presunta attività illecita, ben noti nell’ambito delle comunità cui essi si rivolgevano, principalmente quella di etnia egiziana, ma anche bangladese, senegalese, pakistana e nepalese. Avvalendosi di tale struttura amministrativa, gli indagati avrebbero posto in essere una sistematica e continuativa attività di predisposizione, in assenza dei presupposti previsti, della documentazione necessaria per ottenere il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno per l’ingresso o la permanenza in Italia di stranieri, nonché per ottenere benefici economici riconosciuti dallo Stato, sotto forma di reddito di cittadinanza, indennità di maternità, bonus baby- sitter, bonus fiscali, bonus e sostegni al reddito in relazione al Covid-19, NASPI (nuovo assegno sociale per l’impiego) e rimborsi IRPEF. L’organizzazione, tra l’altro, si sarebbe avvalsa della collaborazione e dei servizi professionali di altre persone, anche di nazionalità italiana.

Dai numerosi episodi di presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di truffa ai danni dello Stato, sono emersi elementi per ritenere in ipotesi accusatoria che ai cittadini stranieri che si rivolgevano al sodalizio per regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale venissero chiesti corrispettivi in denaro, pari a 1000 euro per pratica. Il canale di trasmissione delle pratiche verso gli organi preposti sarebbe stato poi assicurato dai due CAF dell’associazione, oggi sottoposti a sequestro dai militari operanti. Parallelamente, gli indagati avrebbero gestito una “società fantasma”, attraverso cui costituire finte posizioni lavorative di braccianti agricoli o collaboratori familiari.

A tal proposito, sono state individuate 65 false posizioni lavorative e oltre 600 certificazioni uniche fasulle, per un ammontare complessivo di oltre 6,5 milioni di euro, utilizzate per precostituire posizioni reddituali inesistenti e per favorire l’ingresso nel territorio di cittadini stranieri, ottenendo indebiti rimborsi fiscali. Le assunzioni fittizie avrebbero, inoltre, generato negli anni, debiti nei confronti dell’INPS per un totale di circa 350mila euro, dovuti al mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. È stato, altresì, possibile ricostruire flussi finanziari verso l’estero, tra il 2015 e il 2020, per oltre mezzo milione di euro, che i principali indagati sarebbero riusciti a esportare, nonostante i consistenti debiti previdenziali dagli stessi accumulati.

Ultime notizie