venerdì, 29 Marzo 2024

Fine vita, l’appello di Massimiliano: “Ho la sclerosi multipla aiutatemi a morire a casa mia” – VIDEO

Affetto da 6 anni da una forma molto aggressiva di sclerosi multipla che lo ha già paralizzato, vuole essere aiutato a morire in Italia, nella sua casa, e ha affidato il suo appello all'Associazione Luca Coscioni: "Io non credo più in questo Stato. Se voi ci credete ancora fate qualcosa, ma fatelo subito".

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“Fratelli di questa Italia, mi chiamo Mib, e a 44 anni vorrei essere aiutato a morire a casa mia. Da 6 anni soffro di una sclerosi multipla che mi ha già paralizzato. Posso muovermi solo in sedia a rotelle con l’aiuto di qualcuno. Non sono più autonomo in niente, non posso più alzarmi dal letto o andare in bagno da solo. La malattia progredisce e peggiora giorno dopo giorno“. Queste le prime frasi che riempiono in sottofondo il video in cui compare immobile Massimiliano, per tutti Mib, toscano affetto da una forma molto aggressiva di sclerosi. Un filmato affidato e diffuso via social dall’Associazione Luca Coscioni che assiste il giovane uomo nella sua battaglia per poter decidere di porre fine alla sua esistenza con dignità, senza dover aspettare che la patologia corra e lo consumi ancora.

“Riesco ancora a muovere il braccio destro, ma mi sta abbandonando pure lui. Non ha più presa. Mi sento intrappolato in un corpo che non funziona più. Una macchina rotta”, prosegue Mib, di fianco al suo papà Bruno, 80 anni, che lo supporta e vive in simbiosi con lui le sue sofferenze. “Se non avessi paura del dolore – afferma il 44enne -, anche di una semplice puntura, avrei già provato a togliermi la vita più di un anno fa. Per questo vorrei essere aiutato a morire senza soffrire in Italia, ma non posso, perché non dipendo da trattamenti vitali. Sto pensando di andare in un altro Paese“. Il suo caso difatti non rientra nelle condizioni di suicidio assistito previste dalla sentenza della Corte Costituzionale in merito alla vicenda Dj Fabo.

Mib, poi, con voce ferma fa sapere che i suoi familiari, gli amici e tutta la gente che lo ama è pronta a rispettare la sua scelta. “Fratelli di questa Italia, io non credo più in questo Stato. Se voi ci credete ancora fate qualcosa, ma fatelo subito“, conclude. L’appello dell’uomo è supportato dall’Associazione Luca Coscioni che lotta per la legalizzazione di eutanasia e suicidio assistito da anni, avendo seguito da vicino i casi Dj Fabo, Fabio Ridolfi, Federico Carboni e per ultimo avendo aiutato a morire Romano, l’82enne affetto da una forma atipica di Parkinson che ha scelto di spegnersi in Svizzera il 25 novembre scorso, accompagnato da Marco Cappato. Su quest’ultimo pende già un’indagine per aiuto al suicidio in merito alla morte di Elena Altamira, 69enne veneta malata terminale di cancro, che ha deciso di addormentarsi per sempre proprio presso la clinica Dignitas di Zurigo nell’agosto di quest’anno. I temi di fine vita sono stati ampiamente discussi nelle nostre interviste a Mario Riccio, anestesista di Piergiorgio Welby, membro della Consulta di Bioetica e consigliere dell’Associazione Luca Coscioni, e a Beppino Englaro, padre di Eluana e attivista.

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