giovedì, 25 Aprile 2024

“Laviamo i piatti dopo”, papà picchia le figlie: a processo per maltrattamenti il Giudice lo assolve

La madre delle ragazzine non sarebbe mai intervenuta e non avrebbe mai saputo fornire alle figlie una giustificazione valida circa i comportamenti violenti messi in atto del marito. Così un padre di 52 anni è stato accusato di maltrattamenti in famiglia ed è finito a processo, ma il Giudice lo ha assolto "perché il fatto non sussiste".

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Avrebbe picchiato più volte le due figlie, probabilmente per alcune bravate o perché non lavavano i piatti a casa, per questo è finito a processo. Così un padre di 52 anni, di origini napoletane, ma residente a Chiaravalle nell’Anconetano, è stato accusato di maltrattamenti in famiglia, ma il Giudice lo ha assolto “perché il fatto non sussiste“. La sentenza del Tribunale è arrivata dopo l’esame in aula dell’imputato e le motivazioni usciranno tra un mesetto.

La vicenda

La vicenda risalirebbe al mese di settembre 2015. All’epoca dei fatti, l’uomo avrebbe preso a schiaffi dapprima la figlia minore di 14 anni dopo aver commesso una bravata da ragazzini. A quanto pare, 14enne avrebbe scavalcato la recinzione di un passo carrabile della Polizia Locale prima di essere rimproverata dal padre ed essere ferita al volto con un anello tagliente che l’uomo aveva con sé. In quella stessa circostanza il padre, una volta tornato a casa con la 14enne e probabilmente furioso per la bravata appena successa, avrebbe continuato a mettere in atto condotte vessatorie nei confronti della figlia maggiore, prendendola a calci e sbattendola al muro.

In quell’occasione erano anche arrivati i Carabinieri, ma la figlia maggiore avrebbe raccontato che i lividi erano dovuti a una caduta in bici. Se le due figlie, all’epoca dei fatti ancora delle ragazzine, decidevano di lavare i piatti dopo e non quando diceva il padre, scattavano nuovamente ceffoni e percosse. I racconti dei soprusi erano stati fatti in aula, durante il processo, in una udienza che si è tenuta a fine ottobre. L’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Cutrona, aveva sempre respinto le accuse. Tuttavia, in ogni episodio, la madre delle ragazzine non sarebbe mai intervenuta e non avrebbe mai saputo fornire alle figlie una giustificazione valida circa i comportamenti violenti messi in atto del marito.

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