Tra le tante misure inserite nella bozza della prima Manovra targata Governo Meloni c’è la riduzione dell’iva sugli assorbenti dal 10 al 5%. Nel calderone delle proposte di cui tanto si è parlato, vedi il reddito di cittadinanza e le pensioni, questa è quella di cui, tutto sommato, si è detto o scritto di meno. A metterla in ombra, probabilmente, il mancato taglio all’imposta su pasta e pane, ipotesi circolata nei giorni precedenti al Consiglio dei Ministri, poi rivelatasi infondata, con la delusione che n’è conseguita. Eppure la riduzione della così detta tampon tax è stata per anni terreno di scontro e di dibattito. D’altronde, il ciclo è inevitabile, Madre Natura per certi versi è stata cattiva con le sue figlie, ma dal 1973, anno della sua introduzione, è via via salita fino all’odiato 22%, al pari di qualsiasi altro bene superfluo. In un Paese a guida tradizionalmente cattolica e patriarcale come l’Italia il tema è sempre stato divisivo.
Qualche tentativo di sdogare gli assorbenti dall’alveo del tabĂą, a dire il vero, c’è stato, pensiamo alla mozione approvata a Firenze lo scorso aprile, mozione che ha azzerato l’iva nelle farmacie comunali, o i distributori posizionati dall’UniversitĂ di Padova che li danno gratuitamente; stessa cosa dicasi per le mestruazioni, in particolare per le donne che soffrono di endometriosi, patologia spesso invalidante, che affligge 3 milioni di donne in Italia costrette in molti casi a un intervento difficile, e per cui un’azienda di Venezia ha riconosciuto alle proprie dipendenti un giorno di congedo straordinario al mese.
La prima volta che l’iva sugli assorbenti è stata abbassata, dopo decenni di richieste inascoltate, è stata poco piĂą di anno fa, con il Governo Draghi, e pure in quel caso l’esecutivo tecnico non ha ha avuto la forza o il coraggio di osare, tanto è vero che su un bene decisamente di lusso come il tartufo l’iva era giĂ , ed è tutt’oggi, al 5%. Per quanto ne sappiamo nessuno si è fatto venire strane idee in testa su usi alternativi del prelibato fungo ipogeo. Con la riduzione dell’imposta, a conti fatti, il risparmio si traduce davvero in pochi euro e forse per questo non si sono alzati cori di alleluia, ma il punto è un altro. Alla fine, per abbassare l’iva sugli assorbenti c’è voluta la prima donna a capo dell’esecutivo nella storia italiana che, ironia della sorte, si fa chiamare “il signor Presidente del Consiglio.