giovedì, 25 Aprile 2024

Associazione sovversiva di stampo neonazista: perquisizioni in tutta Italia 5 arresti istigavano all’odio raziale

Arrestate 5 persone facenti parte di un'associazione per delinquere con finalità di terrorismo, di stampo neonazista, negazionista e suprematista. Dall'analisi dei dispositivi informatici sequestrati è emerso un canale Telegram, denominato "Protocollo 4", elemento di contatto fra gli iscritti all'Ordine di Hagal e strumento di diffusione di teorie naziste, negazioniste, violente e suprematiste.

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Cinque persone sono state raggiunte da una misura cautelare, emessa dal GIP di Napoli, per i reati connessi alle attività di una associazione sovversiva di stampo neonazista, negazionista e suprematista, denominata “Ordine di Hagal”, strutturata in maniera verticistica e avente sede a Marigliano, in provincia di Napoli. Le misure cautelari sono state eseguite questa mattina, 15 novembre, dagli agenti della Polizia, D.i.G.o.S. di Napoli e Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione-UCIGOS, con il Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Le misure

Quattro dei cinque indagati sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere per il delitto di “Associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico“, in quanto ritenuti gravemente indiziati di avere costituito, organizzato, promosso e finanziato un’associazione per delinquere, operante anche attraverso la diffusione del sito web dell’associazione Ordine di Hagal e altri social media, finalizzata al compimento di atti eversivi violenti, istigazione a delinquere, apologia e negazionismo, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, diretta e idonea a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali nonché quello politico e giuridico dello Stato, e avente carattere e finalità neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Inoltre sono accusati di attività di propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e di istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah.

Per il quinto indagato è stato disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria a Roma, in quanto gravemente indiziato del reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Nello specifico il soggetto in questione attraverso il social media Facebook scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video, inneggianti gli ideali neonazisti e suprematisti fondati in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziale nonché sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra.

Le perquisizioni

Eseguite anche 26 perquisizioni personali, domiciliari ed informatiche nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza, Crotone; le perquisizioni hanno riguardato anche altre persone alcune delle quali indagate, in quanto entrati in contatto con le persone arrestate. Le perquisizioni di oggi sono il proseguo delle 30 eseguite nei mesi di maggi e ottobre 2021 che hanno consentito la raccolta di numerosissimo materiale di propaganda, proiettili, armi soft air, abbigliamento tattico e ulteriori elementi indiziari che hanno rafforzato la tesi investigativa.

Le indagini

L’indagine, iniziata nel 2019 e svolta con numerosi servizi tecnici di intercettazione telefonici e ambientali, di captazione informatica e con l’impiego prolungato di personale specializzato in servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha dimostrato l’esistenza di un’associazione i cui componenti hanno tenuto condotte riconducibili all’agire in gruppi organizzati di stampo neonazista, con campagne di apologia di fascismo, negazionismo della Shoah, incitazione all’odio razziale e all’antisemitismo, attraverso l’utilizzo di chat e canali sulle principali piattaforme di messaggistica istantanea, in particolare Telegram. I componenti dell’associazione seguivano, inoltre, un costante addestramento paramilitare, con corsi di addestramento al combattimento corpo a corpo e all’utilizzo di armi da fuoco. Nel corso dell’inchiesta sono emersi anche contatti diretti e frequenti con formazioni ultranazionaliste ucraine quali: Battaglione Azov, Pravi Sector, Centuria, verosimilmente in vista di possibili reclutamenti nelle fila di questi gruppi.

Dall’analisi dei dispositivi informatici sequestrati è emerso un canale Telegram, denominato “Protocollo 4”, elemento di contatto fra gli iscritti all’Ordine di Hagal e strumento di diffusione di teorie naziste, negazioniste, violente e suprematiste. Mentre dai servizi tecnici di captazione è emersa la dichiarata volontà di alcuni degli indagati di compiere eclatanti azioni violente, sia nei confronti di civili che nei confronti di appartenenti alle Forze di Polizia.

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