giovedì, 28 Marzo 2024

Stain, è uscito il nuovo singolo ‘The Mess Behind’: la nostra intervista allo Sziget festival 2022

Oggi esce il nuovo singolo 'The Mess Behind' del gruppo pugliese Stain. Li abbiamo raggiunti durante la loro performance fuori porta allo Sziget Festival 2022.

Da non perdere

Da oggi, 7 ottobre, è disponibile su Spotify e Youtube, il nuovo singolo ‘The Mess Behind’ del gruppo pugliese Stain, un gruppo di giovani che non si spaventano ad uscire dalla loro zona comfort e esplorare diversi generi di rock. I ragazzi si sono conosciuti alla scuola elementare e da quel momento sono cresciuti insieme, crescendo nel tempo anche professionalmente, dellcostruendo anche una forte amicizia fra di loro. Abbiamo avuto la possibilità di intervistarli allo Sziget festival, in Ungheria, dove il gruppo si è esibito per la prima volta su un palco estero.

Com’è nato il vostro gruppo, qual è la vostra storia?
Ci siamo conosciuti alla scuola elementare, tutti frequentavamo una scuola a indirizzo musicale, abbiamo quindi cominciato a suonare più o meno a 11 anni, eccetto Niccolò, tutti in maniera autodidatta. La nostra passione verso la musica ci ha spinto a creare una band, inizialmente abbiamo suonato per 4 anni solamente cover, poi abbiamo iniziato a comporre la nostra musica. Quello che ci ha legato sia dal punto di vista dell’amicizia che dal punto di vista professionale è stata la musica, perché comunque abbiamo cominciato a vivere da piccoli questa dimensione, possiamo dire che in un certo senso siamo diventati ”musicisti” insieme.

Facebook ufficiale

Il vostro primo album ‘Zeus’, è uscito nel 2018, ed è stato ispirato dalla vita quotidiana di un cane, che vive chiuso in un recinto, condizionato dalla voglia di cambiamento dell’ambiente che lo circonda. Questo cane Zeus è un nome fittizio o esiste veramente?
In realtà questo cane lo vedevamo ogni giorno quando andavano in sala prove, in questo plesso del nostro paese che è un paese piccolo, con 15 mila abitanti più o meno. Quindi, c’era questo cane che era sempre legato nello stesso punto, ed è cresciuto così. In un certo senso i testi della canzone di Zeus parlavano di questa monotonia, chiusura del luogo in cui viviamo, era una sorta di parallelismo con tutto l’ambiente stesso, Zeus rappresentava proprio questo ambiente. È stato liberato in una zona più grande fortunatamente, è stato bello da vedere dopo (l’uscita) il disco, ovviamente casualmente, quel cane non si trovava più in quella condizione di prigionia. Adesso è sempre libero, sempre in un recinto ma molto più grande, può vivere relativamente la sua condizione di libertà. C’è (inoltre) un personaggio strabico che è il guardiano di questo posto, che come il cane stava sempre chiuso lì. Lui non aveva nessun giorno libero, era sempre li con il cane. Diciamo che queste due figure ci hanno ispirato. Grazie a Zeus abbiamo potuto girare tutta l’Italia, ma questo anche per la vittoria del Tour Music Fest (2017) , che ci ha permesso di crescere anche dal punto di vista live, una dimensione che non abbiamo ancora ben masticato.

Il vostro secondo album ‘Kindergarten’, uscito nel 2021, quanto era diverso dal primo?
La concezione del gioco l’abbiamo espressa attraverso gli strumenti, abbiamo giocato con gli strumenti non seguendo classiche regole, infatti Zeus ha una struttura unica come per tutte le canzoni: strofa e ritornello, come il classico rock. La seconda parte invece molto più rock alternative. Abbiamo deciso di metterci più in discussione, uscire più dalla nostro zona comfort, provare ad ascoltare il ‘math’ rock (un genere musicale derivato dal rock sperimentale). Abbiamo giocato con questi stili e grazie anche a Francesco Piro e Francesco Valentino (i nostri produttori) abbiamo messo tutto insieme ed è uscito l’album.

Dopo il secondo album Kindergarten, uscito nel 2021, su cosa state lavorando?
Il secondo non è proprio un album, in realtà è un EP, quest’anno pubblicheremo la seconda parte di Kindergarten, i due EP insieme formano il secondo album.

Come mai avete deciso di dimezzare l’album in questa maniera?
Abbiamo deciso di dividere lo stesso album, con lo stesso ‘concept’ più o meno in due, perché (in effetti) è stato registrato in due momenti differenti. La prima parte l’abbiamo fatta in pieno lock down, l’idea di Kindergarten è nata dal fatto che eravamo chiusi in casa e non sapevamo cosa fare, come scrivere. Quindi lavorare separatamente in musica è difficilissimo perché devi essere in sala prove, e in quel momento non potevamo esserci (per via delle restrizioni della pandemia ), abbiamo seguito un processo completamente differente.

Com’è stata esattamente l’esperienza durante la pandemia? È stato più uno svantaggio o vantaggio per quanto riguarda il lavoro musicale?
Ci ha permesso di scoprire un’altra faccia del nostro modo di concepire la musica. Eravamo dietro al pc, ci inviavamo cose tramite internet e le tracce che registravamo a casa. Il processo di preproduzione è venuta a distanza, infatti la prima parte del disco è molto poco live. Diciamo che dal punto di vista produttivo e pratico (come gli spostamenti) ovviamente a causa del periodo complicato, il lavoro è stato difficile, abbiamo avuto diverse difficoltà anche solo per il fatto di spostarci, andare in studio. Questa cosa però in un certo senso è stata il nostro vantaggio dal punto di vista artistico, perché non potendo spostarci troppo in fase produttiva, siamo rimasti in studio veramente tanto tempo, vivendoci proprio la creazione della musica non solo dal punto di vista professionale, ma anche dal punto di vista umano.

In quale studio avete lavorato durante la pandemia?
Questa cosa è un po’ bizzarra, ma lo studio era proprio un asilo, il nome dell’album Kindergarden, viene da qui. L’asilo degli anni 30 di Bitonto, era letteralmente diviso in due parti, una parte era dedicata allo studio di registrazione del nostro produttore Francesco Valentino, (mentre) l’altra parte era un asilo operativo al 100%. Eravamo li a registrare, c’erano le mattine nelle quali non potevamo lavorare perché c’erano i bambini. Nella seconda parte (del disco Kindergarten) volevamo portare anche l’ambiente, il fatto è che tutti i testi che abbiamo registrato nella prima parte erano già scritti al di là dell’asilo, nella seconda parte abbiamo scritto testi che riguardano più l’asilo, quindi quasi l’esperienza precedente riflessa nella seconda parte.

Facebook Stain

Qual è stato il vostro concerto più memorabile?
Il ‘Release’ party (lo scorso novembre a Bari) organizzato da noi – dopo due mesi di costante lavoro – dove siamo riusciti a riempire un teatro di 400 persone. È stato il primo evento dopo il lock down, è stato anche un’occasione per far suonare artisti che da tanto tempo non uscivano come noi. È stata una grandissima soddisfazione. 

Anche questo (Sziget festival) decisamente, visto che abbiamo suonato la prima volta all’estero, non avevamo mai suonato fuori dall’Italia. Il Covid ha chiuso anche un po’ i confini da questo punto di vista, è sempre più difficile andare a trovare etichette o pub che ti fanno suonare all’estero. Come prima esperienza è stato bellissimo, il fatto di presentare  i brani in inglese ed essere sempre nella stessa dimensione con il pubblico, essere capiti, non creare questo divario tra italiano ed inglese. Suonare all’estero dove la gente apprezza anche i testi in inglese ci porta a sentirci più a nostro agio.

Facebook Stain

Photo by Zsofia Zombori

Ultime notizie