martedì, 16 Aprile 2024

Nidi d’Arac, fuori oggi “Camina ciucciu”: il nuovo singolo dedicato ai giovani precari

È fuori da oggi, mercoledì il 5 ottobre 2022,  “Camina, ciucciu!”, il nuovo singolo dei Nidi d’Arac dall’album “Nanti li 90’s” 

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È fuori da oggi, mercoledì il 5 ottobre 2022,  “Camina, ciucciu!”, il nuovo singolo dei Nidi d’Arac dall’album “Nanti li 90’s” (Emme Records/Puglia Sounds Record).

Il brano – accompagnato dal videoclip girato da Gianluca Distante – è visibile su YouTube e disponibile in tutti gli store online. Una nuova stagione di novità per i Nidi d’Arac, che si preparano a riprendere il “Nanti li 90’s live tour 2022” con due importanti appuntamenti: venerdì 7 ottobre all’Angelo Mai di Roma e sabato 5 novembre al Germi di Milano.

I concerti saranno introdotti dal talk “Anni Novanta, world music e glocal culture” con diversi ospiti. Roma partecipano al talk Valerio Corzani (giornalista), Stefano Saletti (musicista),
Carlo Testini (responsabile politiche culturali Arci). Modera Giorgia Salicandro (giornalista).Apertura spazio ore 20, talk ore 21, concerto ore 22.30; ingresso 10 euro più tessera Arci (info www.angelomai.org).

Camina, ciucciu!”
Un pezzo tra i più amati dei Nidi d’Arac – la band di origine salentina fondata a Roma a fine anni Novanta da Alessandro Coppola, tra le pioniere della world music italiana – selezionato tra le nove tracce dell’album antologico “Nanti li 90’s”. Uscito lo scorso 15 giugno, il disco celebra i 25 anni di musica dei Nidi d’Arac e gli anni Novanta, la stagione di grande fermento che ha portato all’esplosione della cultura glocal, con l’incontro in musica fra tradizioni ereditate dalle culture popolari e le nuove accelerazioni del mondo metropolitano.

Camina, ciucciu!”, dall’album “Jentu” (2003) è stato composto circa vent’anni fa, negli anni caldi del movimento “no global”, il quale ha scritto la storia a cavallo tra gli Novanta e i Duemila con la partecipazione di milioni di giovani occidentali a una critica radicale contro lo strapotere delle multinazionali e le organizzazioni di governo del neoliberismo. Oggi, il messaggio di “Camina, ciucciu!” appare – tristemente – quantomai attuale, in un’epoca gravata dai postumi della “Grande recessione”, la crisi finanziaria mondiale del terzo millennio, dal nuovo precariato delle partite Iva, dalle statistiche che mostrano impietose l’allargarsi della forbice della disuguaglianza tra le generazioni, con un numero sempre più vasto di giovani costretti a vivere in condizioni di povertà assoluta.

Camina, ciucciu!” (“Cammina ciuccio”), scritto in dialetto salentino, riprende la tradizione dei canti di lavoro e di protesta, tenacemente radicata nel Sud contadino, per riportarla nel contemporaneo attraverso sonorità che mixano il gusto unplugged con sottili innesti elettronici.

Il “ciuccio”, simbolo archetipico della fatica e della sottomissione, diviene il protagonista del canto che denuncia la fragilità di chi occupa gli ultimi posti della scala sociale, dei giovani lavoratori precari, degli studenti, degli stranieri, delle donne. Di chi “parte ma non arriva mai” ( «Si a ‘mmienzu a quiddhi ca’ partenu e poi nu’ ‘rrianu mai») destinato a imboccare la strada in salita di una competizione viziata all’origine, perduto nella giungla del neo capitalismo («E tie camini, camini e mancu tie sai a ‘ddu stai…»), in un mondo diviso, iniquo, non solidale, in cui chi è privo di mezzi adeguati, chi “cammina zoppo”, è costretto ad affrontare in completa solitudine ogni bufera, costeggiando il pericolo della rovina («Se sinti fra quiddhi zzeppi in paradisu nu’ ‘bbai»).

Nella nuova versione unplugged, il brano vede il featuring di Alberto Bassani alla chitarra.

Il videoclip, girato da Gianluca Distante presso “Il piccolo ranch” a San Cataldo (Lecce), vede la “partecipazione straordinaria” dell’asino Ciccio, dolcissimo esemplare abituato a interagire con gli esseri umani, compagno dei bambini e con una “carriera da attore” consolidata in innumerevoli Presepi viventi salentini.

Nono album, nove brani: Nanti li 90’s. A cavallo di fine millennio, “nanti li 90’s” («intorno agli anni Novanta» in dialetto salentino) il gruppo unisce il background salentino del leader Alessandro Coppola con la cultura dei centri sociali, luoghi di fermento e sperimentazione. Nell’incontro tra tradizione rurale e musica elettronica i Nidi d’Arac trovano il loro inconfondibile stile e la cifra del loro successo, affermandosi come una delle band più seguite della nuova scena world in Italia. Negli anni hanno calcato alcuni tra i più importanti palchi del mondo, tra cui il Womad Festival fondato da Peter Gabriel (Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Spagna). Molti sono i musicisti, produttori, dj che ruotano intorno al progetto, concepito come un gruppo “aperto”, contribuendo a creare un suono sempre differente ma allo stesso tempo filologico.

Questa lunga storia di palchi e collaborazioni viene ora rievocata e ancora una volta trasformata. A quattro anni di distanza dall’ultimo lavoro, il postmoderno ed eclettico “Face B”, il nono album dei Nidi d’Arac cambia decisamente rotta con la scelta di un sound acustico che racconta gli esordi e la maturità della band. “Sfidando” le sonorità elettroniche, la formula unplugged conferisce nuovi accenti e significati, uno stile intenso e poetico, dal carattere decisamente contemporaneo.

I Nidi d’Arac sono oggi Alessandro Coppola (voce), Edoardo Targa (basso), Ylenia Giaffreda (violino), Julian Bellisario (batteria), Matteo Cappella (chitarra). Al disco partecipa Lucia Cremonesi (viola) e inoltre diversi artisti ospiti: la cantante pugliese Alessia Tondo (nel singolo “Osce” e in “N’autra parola”) i chitarristi Alberto Bassani (Roma) e Frank Cosentini (Parigi), il musicista, cantante e producer franco-algerino Meta (Parigi).

nove brani dell’album antologico, scritti intorno a millennio, sono tratti dagli album “Ronde noe” (1999), “Tarantulae” (2001), “Jentu” (2003) e sono “Se tuerni” (Jentu), “Danza e onore” (Tarantulae), N’autra parola” (Ronde noe), “Jentu” (Jentu), “Osce” (Tarantulae), “Sule de iernu” (Ronde noe), “Camina ciucciu” (Jentu), “Mara la vita” (Jentu), “Ei” (Ronde noe).

Le tracce sono state registrate presso Officina Musicale a Roma e EPJ Mahalia Jackson a Parigi, in larga parte in presa direttaun momento importante per il lavoro sull’album, una modalità che è anche un “manifesto”, un ritorno ai valori della vicinanza e della condivisione dopo la distanza forzata imposta dalla pandemia. Una risposta “fisiologica” che recupera un modo “artigianale” di fare musica richiamando il tempo dell’analogico, dei suoni acustici, dello stare insieme e in presenza.

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