giovedì, 25 Aprile 2024

‘Ndrangheta, maxi operazione partita da Bergamo: fatture false per 20 milioni di euro eseguite 33 misure cautelari

I Carabinieri e la Guardia di Finanza di Bergamo hanno fermato, con oltre 30 misure cautelari emesse, alcuni soggetti legati a una cosca della ‘ndrangheta. Decine di perquisizioni in tutta Italia, sequestrati oltre 6,5 milioni di euro.

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Dopo il blitz delle fiamme gialle calabresi nel Cosentino, oggi, venerdì 5 settembre, i  Carabinieri e la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bergamo hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone misure cautelari personali e reali emessa dal gip del Tribunale di Brescia, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura bresciana. Le misure cautelari sono state attuate nei confronti di oltre 30 persone ritenute gravemente indiziate di associazione per delinquere, con l’aggravante di aver agevolato le attività di una nota cosca ‘ndranghetistica del crotonese, in relazione a condotte di usura, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento, nonché reati tributari e fallimentari.

Arresti in tutta Italia

In carcere o ai domiciliari sono finiti quindi 33 indagati. Mentre i sequestri effettuati ammontano a oltre 6,5 milioni di euro. Proseguono le perquisizioni in 12 province tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Umbria, Sardegna, Basilicata e Calabria. L’operazione va a inserirsi in una complessa attività d’indagine, coordinata dalla DDA della Procura di Brescia e originariamente svolta dai Carabinieri di Bergamo in relazione a condotte estorsive che sarebbero state poste in essere nella bergamasca da alcuni soggetti ritenuti collegati a ‘ndrine calabresi. Lo sviluppo delle indagini ha portato alla ricostruzione di un giro di fatture false per oltre 20 milioni di euro. Operazione resa possibile dal sodalizio tra almeno 7 società “cartiere”, intestate a prestanome o ad imprenditori compiacenti e con sedi in Lombardia, Umbria e Calabria, al fine di riciclare i proventi delle attività delittuose del clan ‘ndranghetista della famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto.

I ruoli chiave

Secondo quanto affermano le Fiamme Gialle, le indagini hanno consentito di delineare, in ipotesi accusatoria, il ruolo di alcuni professionisti contabili, indiziati di avere ideato e attuato modelli seriali di evasione fiscale a beneficio delle società riconducibili al sodalizio criminale. Sarebbe anche emersa la compiacenza di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, destinatario di misura cautelare personale per l’ipotesi di corruzione, indiziato di essersi reso disponibile ad agevolare l’erogazione di alcuni servizi di natura fiscale richiesti da uno dei citati professionisti.

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