giovedì, 25 Aprile 2024

Verona, rinchiusa in un casolare abbandonato tra droga e violenze: arrestato carceriere 52enne

Lo spacciatore 52enne ha rinchiuso la vittima nel casolare per 8 giorni, picchiandola e minacciandola. Venerdì la donna è riuscita a scappare e grazie all'aiuto di un ciclista, ha allertato i Carabinieri che hanno arrestato l'uomo.

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Lo scorso venerdì, 5 agosto, è terminato l’incubo per una ragazza a San Bonifacio, provincia di Verona, dopo essere stata rinchiusa in un vecchio casolare abbandonato per 8 giorni. A tenerla in ostaggio,  Mohammed Mobsit spacciatore pregiudicato che l’ha minacciata, drogata e picchiata violentemente per tutti i giorni di prigionia. La donna è fortunatamente riuscita a scappare, chiedendo aiuto a un ciclista per strada. Mobsit, di 52 anni, è stato immediatamente arrestato.

La vicenda

Venerdì 29 luglio la vittima, insieme a un’amica, si è recata in via Nogarole, nella struttura abbandonata che un tempo era adibita a pollaio, per un cocaine-party. La donna ha ammesso di aver acquistato 70 euro di cocaina da Mobsit e di averne fatto uso insieme ad altri. “L’ho pagata 70 euro, poi mi sono addormentata. Quando il giorno dopo mi sono svegliata, la mia amica e le altre persone non c’erano più, mentre io ero chiusa lì dentro, senza finestre, senza vestiti, senza telefono e c’erano catene alle porte“. Così ha commentato la protagonista della vicenda da incubo mentre ricostruiva gli avvenimenti, aggiungendo poi di aver sentito, da quel momento in poi, solo la voce dell’uomo che le diceva: “Sono io la tua famiglia, sei mia. Ti ammazzo se cerchi di andare via“.

Per i successivi giorni, la donna ha subito violenze e minacce costanti. Mobsit le portava da mangiare solo una volta al giorno, accompagnando il pasto con una dose di droga che lei prendeva per potersi aiutare a sopravvivere a quell’incubo. Spesso l’uomo ha anche preteso rapporti sessuali che lei si è rifiutata di dare, con conseguenze tragiche: “Io mi sono sempre rifiutata e per questo mi ha ripetutamente colpita con calci e pugni“. Giovedì 4 agosto, il giorno prima che riuscisse a fuggire, la vittima aveva recuperato il telefonino che le era stato sequestrato per chiamare aiuto, ma senza successo. Il suo sequestratore, a quel tentativo di ribellione, è infatti esploso su tutte le furie, provando a strangolarla con un cavo elettrico.

La fuga

Venerdì scorso, attorno alle 13, arriva finalmente la salvezza per la donna. Approfittando di un momento di distrazione del 52enne che era andato in bagno, la ragazza riesce a fuggire dal casolare, recandosi in strada e fermando il primo passante che ha trovato: un uomo in bicicletta. Il ciclista ha quindi chiamato il 112 e i Carabinieri si sono immediatamente recati sul luogo. Mobsit ha tentato di fuggire nella vegetazione, levandosi anche i vestiti per scappare con più facilità, ma è stato presto rintracciato e fermato. L’uomo originario del Marocco è stato condotto in carcere con diverse accuse, tra cui sequestro di persona, tentata violenza sessuale, lesioni, cessione di droga, furto, rapina e danneggiamento.

Scena muta

Assistito dal legale Federico Lugoboni, nel corso dell’interrogatorio davanti alla GIP Maria Cecilia Vitolla si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dal Magistrato è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Intanto la donna, portata in ospedale per accertamenti, riporta numerosi ecchimosi in tutto il corpo, lesioni da strangolamento, contusioni multiple, violenza di genere con percosse e appare in una fase acuta da stress post traumatico.

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