mercoledì, 24 Aprile 2024

Pietro Citati, morto a 92 anni nella sua casa di Roccamare: ci lascia uno dei geni della critica letteraria italiana

Muore a 92 anni Pietro Citati, uno dei geni della critica letteraria italiana. I funerali a Roma sabato 30 luglio, alle ore 11.30, nella chiesa di San Roberto Bellarmino.

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É morto ieri, venerdì 28 luglio, Pietro Citati, scrittore e critico che sfidava i canoni e il genio della letteratura del suo tempo e di ogni tempo. Un uomo dall’intelligenza malinconica, come malinconici erano, secondo lui, tutti gli uomini straordinari da Aristotele in poi, tutti autori malati nell’anima e nel cuore. Era un uomo freddo e passionale al tempo stesso, che si indentificava con gli autori di cui scriveva a sua volta in ogni forma, su libri e giornali. Era il meno giornalista dei critici letterari, che non smise mai di scrivere per i quotidiani pensieri elaborati, complessi e ricchi, che stentavano ad entrare nelle pagine culturali di riviste e quotidiani, come Paragone, Il Giorno, Il Corriere della Sera e Repubblica, dove ha coltivato in mezzo secolo di giornalismo una vera e propria storia della cultura letteraria mondiale.

Pietro Citati nasce nel febbraio del 1930 a Firenze, ma vive la sua giovinezza a Torino e in Liguria e completa gli studi alla Normale di Pisa in Lettere moderne. A partire dagli anni Cinquanta inizia la sua carriera da intellettuale come critico militante, affrontando grand parte dei capolavori della letteratura mondiale, da Omero a Tolstoj, da Katherine Mansfield a Proust, da Leopardi a Goethe, da Manzoni a Kafka, da Giorgio Bassani a Carlo Emilio Gadda, mezzo secolo in più di lui, ma stretti da una forte amicizia, testimoniata dalle lettere pubblicate da Adelphi con il titolo Un gomitolo di concause.

All’inizio della sua carriera comincia a collaborare con la rivista Paragone di Roberto Longhi e nel ’52 pubblica sul Journal de Jenève la recensione di uno dei libri di Beppe Fenoglio, che aiuterĂ  Citati per il passaggio da Garzanti. Pochi anni dopo diventa Critico letterario del Giorno. Lasciata la critica militante, inizia la pubblicazione di biografie di grandi autori, tra cui i piĂą famosi Goethe; Immagini di Alessandro Manzoni; Vita breve di Katherine Mansfield; Tolstoj; Kafka e La colomba pugnalata: Proust e la “Recherche”. Nel 1970 vince il Premio Viareggio con la biografia Goethe e nel 1984 vince il Premio Strega con la biografia Tolstoj, vincerĂ  poi numerosi altri riconoscimenti all’estero durante il corso di tutta la sua produzione letteraria. Inoltre, dirige a lungo la prestigiosa collana Scrittori greci e latini della Fondazione Lorenzo Valla.

Il suo vero compito è stato quello di tenere viva la letteratura di tutti i tempi, senza emulare ciecamente le opere dei grandi, ma misurandosi continuamente con il loro talento, mettendolo in dubbio e comprendendone la vera straordinarietĂ . La sua era un’identificazione intellettuale con l’opera letteraria e al tempo stesso una sfida creativa di genio e ingegno: “Il massimo della scrittura si ha dopo aver rotto le distanze, quando si ha l’impressione di essere tutt’uno con lo scrittore che si legge”, spiegava sempre. Era un lavoro incessante e totalizzante che durava anni e anni, da cui non si fece mai intimidire, così come non lo spaventavano il trovarsi a confronto con la fantasia e la genialitĂ  di autori immortali che hanno fatto la storia della letteratura mondiale.

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