venerdì, 29 Marzo 2024

Guerra in Ucraina, Kiev: “Deportati 5.600 bimbi”. Scambio di accuse per l’attacco al carcere nel Donetsk: morti 53 prigionieri

Un raid russo ha colpito Kramatorsk, causando un morto e 5 feriti. Nel porto di Odessa vi sono 17 navi cariche di 600mila tonnellate di grano pronte a salpare entro il fine settimana. Il Cremlino incolpa l'Ucraina per l'attacco alla prigione di Yelenovka, Kiev risponde: "Un vostro piano per interrompere gli accordi sullo scambio di prigionieri e screditarci".

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Il conflitto sul suolo ucraino imperversa senza sosta e continuano gli attacchi russi nel Donbass. Un raid missilistico nemico ha colpito la città di Kramatorsk, causando un morto e 5 feriti; a riferirlo è stato il capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, Pavlo Kyrylenko. Inoltre quest’ultimo ha spiegato, riportato dall’agenzia di stampa Ukrinform, che “due case sono state completamente distrutte e altre 21 danneggiate“. Intanto aumenta anche il bilancio delle spietate deportazioni commesse dai russi; secondo la viceministro dell’Interno ucraino, Kateryna Pavlichenko, sarebbero 5.600 i bimbi portati con la forza in Russia. Sul Kiev Independent si legge che “le autorità ucraine stanno lavorando per riportare indietro questi bambini”.

Nella notte tra il 28 e il 29 luglio è caduta una pioggia di bombe sul villaggio di Yelenovka, sempre nell’area del Donetsk, che ha quasi raso al suolo la prigione di Volnovakha, in cui erano detenuti molti prigionieri ucraini. Non è ancora chiaro a chi sia da attribuire la responsabilità di questo violento bombardamento notturno, attacco che, come riportato dall’agenzia russa Interfax e dalle autorità dell’autoproclamata Repubblica separatista, ha ucciso 53 prigionieri e ne ha feriti 75. Secondo il ministero della Difesa di Mosca non c’è dubbio il raid sulla prigione è stato commesso dagli ucraini con i missili a lancio multiplo americani Himars.

Kiev: “Attacco a prigione per interrompere accordi su scambio prigionieri”

Il governo ucraino non ci sta e si difende dalle accuse ribadendo che la struttura detentiva del Donetsk è stata colpita dai russi. “Lo scopo di questo attacco, attentamente pianificato è nascondere le prove della crescente portata dei crimini di guerra e della tortura russi, interrompere gli accordi di scambio, screditare le forze armate dell’Ucraina per l’uso di alcuni tipi di armi straniere che terrorizzano gli occupanti russi”. Lo ha affermato su Telegram il consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak. Anche lo Stato maggiore dell’esercito ucraino ha confermato di non aver “mai attaccato il carcere nel Donetsk“, bensì sia stata Mosca a “tirare colpi di artiglieria per raggiungere i loro obiettivi, accusando l’Ucraina di commettere crimini di guerra, così come nascondere la tortura dei prigionieri e le esecuzioni”.

Pronte a salpare da Odessa 18 navi cariche di grano

Da cinque mesi a questa parte sono ferme nei porti ucraini sul Mar Nero ben 17 navi cariche di 600mila tonnellate di grano ucraino, a cui si aggiunge un’altra che stanno approntando nelle ultime ore. Il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, dopo i patti presi sullo sblocco delle esportazioni, si augura che queste imbarcazioni ormeggiate attualmente nell’area portuale di Odessa riescano a salpare entro la fine della settimana. Anche Kyrylo Tymoscenko, vice capo dell’ufficio presidente ucraino, si è espresso in merito sul suo canale Telegram e ha aggiunto che “nella regione di Odessa sono stati danneggiati o distrutti 416 edifici dall’inizio dell’invasione“.

Zelensky: “Noi pronti a esportare, aspettiamo segnali dei partner”

“Siamo pronti ad esportare grano ucraino. Stiamo aspettando segnali dai nostri partner sull’inizio del trasporto. Per noi è importante rimanere garanti della sicurezza alimentare globale. Mentre qualcuno, bloccando il Mar Nero, toglie la vita ad altri Stati, noi permettiamo loro di sopravvivere”. Così il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha scritto in un post condiviso sulla sua pagina Facebook. Il leader ucraino ha fatto proprio oggi una visita a sorpresa a Odessa, zona portuale che vive giorni di ottimismo e speranza per la ripresa dei corridoi d’esportazione.

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