giovedì, 28 Marzo 2024

Da Ravenna a Lisbona a Roma per danzare, Francesca: “Un sogno fatto di passione e sacrifici”

Tre anni fa, ancora 15enne, ha iniziato un nuovo percorso per la sua giovanissima età: il Conservatorio Nazionale di Danza di Lisbona. Oggi, 18enne, torna in Italia diplomata e con un altro sogno che si concretizza: l'ammissione all'Accademia di Danza Nazionale di Roma.

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A volte inseguire i propri sogni richiede fatica, tanta. A volte, a soli 15 anni, bisogna fare le valigie, stringere forte i propri cari prima dei saluti, lasciare casa e gli amici per vivere quel sogno, per acchiapparlo al volo. A volte la vita non aspetta, “one shot“, come dicono gli americani, e si deve crescere in fretta. È quello che è successo tre anni fa alla ravennate Francesca Drei, quando, superata una difficile audizione, intraprendeva una nuova, grande avventura per una giovanissima della sua età: frequentare il Conservatorio Nazionale di Danza di Lisbona, in Portogallo, uno degli Istituti più rinomati di danza classica. Oggi, 18enne, è tornata in Italia con un diploma in tasca e con uno altro sogno che si concretizza: l’ammissione all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, dove conseguirà la laurea.

Francesca torni in Italia dopo tre anni di Conservatorio a Lisbona. Raccontaci la tua esperienza
“Sì, torno in Italia con un diploma del Conservatorio Nazionale, ma soprattutto con un’esperienza di vita che mi ha fatto crescere dal punto di vista artistico, intellettuale e personale e che mi resterà per sempre nel cuore. Durante questi anni ho avuto la fortuna di confrontarmi con un ambiente internazionale, con insegnanti di diversi Paesi del mondo e ho imparato e parlato fin da subito il portoghese. Non ti nascondo che anche in questi giorni, mi capita di pensare in portoghese e di usare parole che non esistono in italiano”.

Sei andata via di casa giovanissima, com’è stato vivere da sola in un Paese straniero?
“Sì sono arrivata a Lisbona a soli 15 anni e non è stato semplice stare lontano dalla mia famiglia, a cui sono molto legata, anche se sentivo sempre i miei genitori. Le difficoltà non sono mancate, a partire dalla vita di tutti i giorni. Ad esempio nel disbrigo di semplici prassi amministrative, come parlare con l’impiegato della metropolitana per farmi rilasciare l’abbonamento gratuito in quanto studentessa, fare la tessera per la mensa scolastica, i viaggi in uber (taxi che puoi prenotare direttamente con un’app dal cellulare e costano meno). Non conoscevo la lingua, avevo lasciato tutti i miei amici in Italia. In sostanza, ho ricominciato da zero, però vivere in una grande e bellissima città come Lisbona mi ha aiutato tantissimo. Offre molte opportunità di crescita, è una città internazionale e si apre a tantissimi giovani come me, che vanno lì per motivi di studio e per inseguire le proprie passioni. Certo, avere la mia famiglia vicino sarebbe stato un grande vantaggio, soprattutto durante i due anni di pandemia. Nel 2020, ad esempio, non sono potuta rientrare in Italia per le vacanze di Natale, in quanto hanno cancellato il mio volo all’ultimo minuto. Non è stato piacevole, anche perché dopo mesi di lontananza, avevo tanta voglia di tornare. Ho trascorso le Feste da sola in convitto. Per fortuna i miei genitori mi sono stati vicini. Mi hanno sempre sostenuto e supportato. Ci sentivamo anche più volte al giorno con telefonate e videochiamate”.

Vantaggi e difficoltà di vivere all’estero rispetto all’Italia?
“Conservo tanti ricordi di Lisbona, alcuni belli altri meno. Nel mio cuore ci sono le emozioni dell’audizione e del primo giorno in Conservatorio. Le prime conversazioni in portoghese e le risate dei miei compagni ai miei “strafalcioni”. Poi il Portogallo è una bel posto in cui vivere: il clima è ottimo con un inverno mite. Lisbona è una città molto sicura, non mi sono mai sentita in pericolo. Molti servizi scolastici per gli studenti sono praticamente gratuiti, come la mensa della scuola che costava davvero pochissimo, i libri passano alle scuole e poi dati agli studenti gratuitamente l’anno seguente. Anche la metropolitana per gli studenti è gratis. In Italia sicuramente le persone sono più espansive e si mangia meglio!”

Adesso si apre un nuovo capitolo della tua vita: l’Accademia Nazionale di Danza, che frequenterai a Roma. Contenta di tornare in Italia? Dove vivrai?
“Sono contentissima di questo nuovo traguardo e di essere ritornata nel mio Paese. Mi è pesato molto vivere lontano da casa, quindi questa è una grande opportunità! Sarò più vicina alla famiglia e potrò comunque studiare in uno degli Istituti più rinomati per la mia disciplina. Ho scelto, infatti, l’Accademia Nazionale perché è l’unico Istituto di Alta Formazione Artistica nel campo della danza in Italia. Con questo percorso spero di migliorare la mia preparazione artistica, per di più in una città culturalmente molto vivace come Roma.V ivrò in un appartamento condiviso con altri ballerini dell’Accademia, conosciuti durante le selezioni per l’audizione finale”.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
“Ho appena compiuto 18 anni e oggi ti dico che i miei progetti sono continuare a ballare, studiare e vivere una vita come ogni ragazza della mia età!”

Cosa consiglieresti a un giovane, proiettato verso il tuo stesso percorso?
“Direi che questa esperienza dà moltissimo, sotto ogni aspetto, ma richiede tantissimi sacrifici e impegno. Se dovessi dare un consiglio a un mio coetaneo, direi di rifletterci molto, soprattutto su quanto sia forte la sua passione”.

Com’è la giornata tipo di una danzatrice? Gli allenamenti, ad esempio, sono molto lunghi?
“Allora, a Lisbona, la sveglia nel convitto era tutti i giorni alle 6:30. Dopo colazione, prendevo la metro fino ai Bairro Alto, dove si trova il Conservatorio. Le materie scolastiche si alternavano con le lezioni di danza, al mattino e al pomeriggio, con una pausa molto breve per il pranzo. Mi chiedi se gli allenamenti sono lunghi… Beh sì, ogni giorno almeno quattro-cinque lezioni, arrivando spesso fino alle 8 di sera. Questo comporta fare molte rinunce e possono subentrare anche problemi fisici a causa di infortuni. Quest’anno, ad esempio, ho avuto una tendinite e non è stato semplice gestire le lezioni e convivere con le pressioni dei professori”.

Da mesi è in corso un conflitto bellico In Ucraina, ti è capitato di conoscere e confrontarti con colleghi stranieri, magari che vivono in quelle zone?
“Nel nostro convitto abbiamo vissuto da vicino la disperazione di una ragazza, addetta alle pulizie, che ha tutta la famiglia a Kiev. Il Conservatorio si è adoperato subito, ospitando diverse ballerine ucraine, mettendo a disposizione gli alloggi e dando loro la possibilità di continuare a studiare. Penso che sia indispensabile arrivare al più presto alla fine della guerra e ridare all’Ucraina la possibilità di vivere integra, in pace e in libertà”.

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