venerdì, 19 Aprile 2024

Lavoro, mi laureo al Nord e torno in Calabria per creare un futuro: così è nato il Parco della lavanda sul Pollino

Sui monti del Pollino è possibile visitare il Parco della lavanda di Campotenese; una lunga distesa di mille sfumature di viola. Il giardino botanico è nato dalla passione di una giovane del posto che dopo la laurea in Giurispridenza a Bologna ha ricreato un vero e proprio angolo di bellezza.

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La distanza del Sud rispetto al Nord, sia in termini economici che demografici, è uno dei temi che ricorre spesso nei dibattici politici e sociali. Secondo la Confcommercio il tasso di occupazione è cresciuto 4 volte meno rispetto alla media nazionale; le cause sono da imputare alla lentezza della burocrazia, carenza delle infrastrutture, disoccupazione e conseguente spopolamento. Al tema della produttività e delle condizioni economiche e sociali di vita, sono strettamente collegate le scelte di emigrare o di restare al Sud; spesso a queste cause bisogna aggiungere anche motivazioni quali la remunerazione del lavoro, la mancanza di inventiva o di volontà a impegnarsi.

A volte, però, seguire le proprie passioni può essere l’occasione per costruirsi un’opportunità creando un’offerta di sviluppo e crescita del proprio territorio. È quello che hanno fatto Selene e Paolo, proprietari del “Parco della lavanda” tra le montagne del Pollino. Esattamente a Campotenese, frazione di Morano Calabro, immerso nel più grande Parco Nazionale d’Italia, cresce, a 1100 metri di altitudine, una lavanda autoctona, ribattezzata Loricanda, chiamata così per la fusione poetica tra il caratteristico Pino loricato del Pollino e la lavanda stessa.

Passeggiando tra i filari dalle mille sfumature cromatiche, che dal viola arrivano fino al bianco, Selene ci racconta la nascita del progetto: “Tutto ha avuto inizio quasi 20 anni fa, quando i miei decisero di acquistare questo terreno; quando mia madre, con la passione dell’erboristeria e degli olii essenziali, ha iniziato a distillare la lavanda che cresceva spontanea e a utilizzarla per curare un’onicomicosi, ci siamo resi conto che questa pianta potesse avere delle proprietà curative, così abbiamo inviato il tutto al CNR, consiglio nazionale delle ricerche, di Bologna”. La passione per la lavanda ha preso il sopravvento su tutto; Selene, dopo aver conseguito una laurea in Giurisprudenza a Bologna, è torna nella sua Calabria dove ha incontrato il marito Paolo, odontotecnico, che ha deciso di seguirla in questa impresa.

I due coniugi hanno trasformato la loro proprietà agricola in un giardino botanico dove, insieme alla lavanda autoctona, vengono coltivate altre 60 specie di lavandule, provenienti da varie parti d’Europa, oltre ad altri tipi di erbe officinali come timo, salvia, menta piperita al limone, al bergamotto e al cioccolato. Con l’idea della multifunzionalità del parco e di sviluppo culturale, da qualche anno hanno anche avviato laboratori didattici per bambini e ragazzi, oltre a visite guidate.

Con il Parco della lavanda, Selene e la sua famiglia sono riusciti a creare, in Calabria, non solo uno spazio di bellezza per colori e odori, ma anche l’offerta di posti di lavoro per numerosi ragazzi, perché alla coltivazione segue il raccolto, l’essiccazione naturale, la distillazione di olii essenziali e la creazione di prodotti. Si può, quindi, investire al Sud? “È difficile – ci ha detto Selene alla fine della passeggiata in questa Provenza della Calabria – ma bisogna crederci, serve tanta volontà e impegno”.

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