giovedì, 28 Marzo 2024

Conte detta la linea al Consiglio nazionale del M5S. Draghi: “Senza il sì dei pentastellati, cade governo”

Intanto continua il dialogo con le parti sociali su salari minimi. Draghi si dice ottimista, di diverso avviso i segretari generali dei sindacati: "Il confronto non ha risolto i problemi, non sono stati dati numeri né indicazioni. Abbiamo portato a casa solo un nuovo incontro".

Da non perdere

C’è sempre più tensione nelle aule del Governo italiano. Proprio in queste ore è in corso il Consiglio nazionale del M5S, alla vigilia del voto di domani in Senato sulla fiducia posta dall’esecutivo sul decreto Aiuti. Intanto, il Premier Mario Draghi incontrerà le imprese dopo la sua “apertura” sul salario minimo manifestata ieri ai 5 Stelle in conferenza stampa. Un’apertura, tuttavia, che non ha convinto, perché non del tutto in linea con la misura delineata dal M5S. Infatti, se per il movimento resta assolutamente necessario uno scostamento di bilancio, quest’ultimo continua ad apparire non necessario per il presidente del Consiglio. Inoltre, in vista del voto di domani, ci sarebbero almeno 10 senatori pentastellati decisi ad abbandonare l’aula. Tutti gli altri, invece, si dicono pronti a sostenere il loro leader davanti a una “spiegazione motivata” a favore della fiducia.

“Non esiste un governo senza M5s”

Durante la conferenza stampa di ieri, infatti, Mario Draghi è stato abbastanza chiaro in tema di fiducia, perché “un governo con gli ultimatum non lavora, a quel punto perde il suo senso di esistere. Se riesce a lavorare continua, se non riesce a lavorare non continua”. “Ho già detto che per me non esiste un governo senza il Movimento 5 stelle. Nella lettera consegnatami da Giuseppe Conte, ho trovato molti punti di convergenza con l’agenda di governo, che resta quella attuale” ha proseguito Draghi. Invece, sul possibile rinvio alle Camere del governo, in caso di un mancato appoggio del M5s al Senato sul decreto Aiuti, Draghi si è limitato a rispondere che “bisogna rivolgersi al Presidente della Repubblica”.

Sì e No alla fiducia: cosa accade in entrambe le ipotesi

Se sarà confermata la fiducia in Senato, il governo andrà avanti, anche se non con pochi attriti, viste anche le ultime richieste avanzate ieri da Matteo Salvini. Nel secondo caso, invece, il governo non sarebbe “tecnicamente” sfiduciato, perchè i voti dei pentastellati non sono più indispensabili, ma come ha più volte ribadito Draghi “senza il M5S il governo non esiste”. In caso di mancata fiducia dei pentastellati al suo esecutivo, quindi, tutti si attendono che Draghi vada al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani di Mattarella.

Incontro Draghi-sindacati su salari: “Necessario mettere in campo misure strutturali””

Riguardo invece all’incontro di ieri con i sindacati, il presidente del Consiglio ha sottolineando che è stato molto positivo e “ci rivedremo fra due settimane quando il governo presenterà un provvedimento corposo a sostegno di famiglie e lavoratori”. “Adesso è necessario mettere in campo misure strutturali – ha spiegato Draghi – per incrementare i salari. L’impegno è ridurre il carico fiscale sui lavoratori a partire dai salari più bassi e su questo interverremo in maniera decisa grazie anche agli spazi che troveremo nella finanza pubblica”.

Servono misure strutturali urgenti, perché “quando l’inflazione diventa un fenomeno stabile non possono essere applicate misure ad hoc per tutelare il potere di acquisto”. Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto che “ci sarà un intervento prima della fine di luglio che riguarderà mezzi e strumenti per mitigare l’aumento del prezzo dell’energia. Il dettaglio è in corso di valutazione ma parliamo sempre di bollette, accise sul gasolio e interventi proporzionati alla ricchezza dell’individuo”.

Landini: “Il confronto non ha risolto i problemi”

Di diverso avviso è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che dopo le due ore di confronto, insieme ai colleghi di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri, si dice non soddisfatto delle risposte ricevute dal Premier. “Il confronto non ha risolto i problemi, non sono stati dati numeri né indicazioni e anzi abbiamo portato a casa solo un nuovo incontro”. Infatti, come chiarito da Draghi, ci sarà un nuovo passaggio a Palazzo Chigi fra il 26 ed il 27 luglio, “in cui il governo – prosegue Landini – si è impegnato a condividere con le parti sociali le misure contenute in un nuovo decreto, previsto per la fine di luglio, per tutelare il potere di acquisto delle famiglie e intervenire contro i rincari del prezzo dell’energia”.

Sindacati: “Aumentare tassazione su extraprofitti delle compagnie energetiche”

Le misure emergenziali poste da Draghi non convincono nemmeno Bombardieri e Sbarra: “Abbiamo chiesto interventi strutturali, è ora di farla finita con il bonus. Entro dicembre bisognerà valutare la possibilità di ricorrere anche ad uno scostamento di bilancio per finanziare le misure di sostegno alle famiglie e per l’aumento dei prezzi dell’energia”. Fra i sostegni strutturali richiesti dai sindacati c’è anche “un intervento forte sulla riduzione del cuneo fiscale, per aumentare il netto in busta paga e una completa rivalutazione delle pensioni. Inoltre, valutare anche la possibilità dell’azzeramento dell’Iva su beni di largo consumo per le famiglie”. Per raggiungere questi obiettivi, secondo i sindacati bisognerà puntare “sull’aumento della tassazione sugli extraprofitti delle compagnie energetiche, arrivando anche al 100 per cento. Di certo, su salari e pensioni, è necessario intervenire subito, non si può aspettare la prossima legge finanziaria, in primavera”.

Ultime notizie