giovedì, 28 Marzo 2024

Giovani e traguardi di vita, la dedica di Giulia sulla sua tesi di laurea: “A chi ha preferito morire invece che fallire ancora”

"A chi non ce l'ha fatta. A chi si è dato la colpa del proprio fallimento": Giulia Grasso, neolaureata in Lettere Classiche, ha dedicato la tesi a tutti i suoi colleghi che non hanno avuto il coraggio di mollare per paura di deludere i propri cari, ritenendo la morte l'unica via di uscita.

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«A chi non ce l’ha fatta. A chi ha mollato. A chi non si è sentito all’altezza». Giulia Grasso, 23 anni, dedica la sua tesi di laurea in Lettere Classiche, conseguita presso L’Università di Bari, «a chi si è dato la colpa di ogni fallimento. A chi ha preferito morire invece che fallire ancora». A volte lasciare andare è più difficile che continuare. La colpa è di quel sistema così controcorrente da lodare solo le eccellenze, penalizzando chi invece non riesce a concludere gli studi, o meglio chi non riesce ad avere il diritto di dire basta.

La paura del giudizio

Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. Albert Einstein non sbagliava. Ancora oggi non tutti riescono a reggere il peso del “fallimento”: non raggiungere la laurea è uno di questi. Non indossare la corona d’alloro, discutere quello di cui si è scritto o vedere gli occhi emozionati dei propri genitori, rientra tra le sconfitte più grandi. Ma non si sa chi ha deciso che tutto questo, al contrario, sia una vittoria. Sono abitudini, tradizioni, passioni, traguardi, strade che non tutti vogliono intraprendere e seguire. Nella vita si può fare altro. Ci si può non laureare, ma firmare, alla stessa età, un buon contratto di lavoro. È concesso anche prendere del tempo per decidere chi veramente si vuole essere, senza paura del giudizio degli altri. Non è eresia, è libertà. Rendere orgogliosi i genitori non significa sopprimere la propria identità e i propri sogni.

Fallire non è una colpa

Secondo i dati Istat, nel 2019, in Italia, i giovani tra i 15 e i 34 anni che si sono tolti la vita sono quasi 500: l’unica via d’uscita per nascondere e giustificare un fallimento. Difficile ammetterlo, ma quasi tutti questi casi, oltre ad avere in comune un ritardo negli studi, un esame non andato bene o una bocciatura, hanno gli stessi protagonisti: gli studenti, ma soprattutto i loro genitori. Le persone che dovrebbero farci sentire per sempre al sicuro, a volte, possono essere le stesse che, anche senza volerlo, ci rendono insicuri, deboli e sbandati. Avere il timore di non riuscire a dire la verità è il vero fallimento dell’umanità. Non laurearsi in tempo può davvero valere una vita? E non laurearsi affatto può davvero rappresentare il più grande fallimento per i giovani? A quanto pare sì. Un voto basso, un risultato non ricevuto, una competizione possono sconvolgere e condizionare il presente e il futuro dei giovani. Quasi nessuno parla mai di loro. Nessuno pensa a chi non ce la fa più, a chi si porta dietro per anni un esame e non perché non studia, ma perché qualcuno ha deciso che una risposta non data vale una bocciatura. Non siamo il voto che dà un docente.

Giorgio, studente 29enne di Economia, si è suicidato buttandosi dal ponte di Stalingrado, dopo aver invitato i genitori alla discussione della sua tesi di laurea. Discussione che non ci sarebbe mai stata perchè il giovane aveva sostenuto solo quattro esami.

Ada, studentessa 25enne all’Università Bocconi di Milano, si è tolta la vita lanciandosi dal balcone di casa, mentre i parenti le preparavano la festa di laurea. Ma non ci sarebbe stata nessuna discussione così come nessun festeggiamento: le mancavano ancora un bel pò di esami per raggiungere il traguardo. Non riusciva più a mentire a se stessa e soprattutto agli altri.

Stefano, studente 28enne di Ingegneria, si era convinto di non essere in grado di raggiungere la laurea: doveva discutere la tesi a distanza di qualche giorno, ma gli mancavano ancora tre esami che non riusciva a superare. Invece che fermarsi un attimo, respirare e rimandare di qualche mese il tutto, ha deciso di suicidarsi, lasciando un biglietto: “Sono stanco di convivere con la mia paura di dire la verità”.

Nicola, studente 35enne d’Informatica all’Università di Palermo, doveva discutere la tesi di laurea, a detta sua. Tutto pronto, fin quando con un pretesto è tornato a casa, ha scritto un bigliettino di scuse ai genitori e si è sparato un colpo di pistola alla tempia. Nessuna laurea, ancora non aveva concluso il percorso di studi.

Nicholas, studente 23enne americano, non aveva sostenuto tutti gli esami dell’ultimo anno e non aveva mai avuto il coraggio di dirlo ai suoi genitori, pronti già a vederlo con la toga e la corona in testa. Si è impiccato prima di dover ammettere ai suoi cari di aver mentito.

“Qualcuno si è laureato a 22 anni e ha trovato lavoro a 27; qualcuno si è laureato a 27 e aveva già un lavoro. C’è qualcuno che è ancora single e ha un figlio, altri che da sposati hanno dovuto aspettare almeno 10 anni per essere genitori. Ci sono quelli che sono una coppia ma amano altri, quelli che si amano e non sono niente e chi sta cercando ancora qualcuno da amare. Tutto funziona secondo il nostro orologio: le persone possono vivere solo secondo il proprio ritmo. Può sembrare che i tuoi amici siano più avanti di te o più indietro; però loro si trovano nel loro momento e tu nel tuo. Vivi con pazienza, sii forte e credi in te stesso. Non sei in ritardo né in anticipo, sei nel tuo tempo.

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