mercoledì, 9 Ottobre 2024

Alex Britti rivela: “finalmente posso fare un album strumentale, lo sentivo un dovere morale”

Il 1 luglio uscirà il nuovo album di Alex Britti, "Mojo", un disco interamente strumentale che nasce da un'esigenza dell'artista. Stanco delle solite convenzioni, regala un disco ricco di sonorità vivaci, dal blues, al rock e dal folk, al jazz.

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Il 1 luglio uscirà il nuovo album di Alex Britti, “Mojo”, un disco interamente strumentale, il primo della sua carriera. L’artista è stato ospite della Casa del Jazz a Roma, dove ha raccontato di aver aspettato molto prima di pubblicare questo album “a causa di alcuni vincoli artistici: “Con le major non avrei mai potuto – racconta con molta trasparenza – Loro puntano all’immediato, al profitto. Sempre più spesso creano casi da frullatore e non artisti. É figo avere un milione di followers, però chi vince veramente non lo vedi dal numero dei followers ma da chi canticchi ancora dopo 10 anni”.

Poi parlando del disco spiega che non è stato facile variare e trasformare così, nell’immediato, la propria musica: “se di mestiere fai il cantautore non è così semplice, ma dopo anni, ero stanco di inserire parti strumentali tra una canzone e l’altra nei dischi. Lo sentivo come un’esigenza o un dovere morale”. La pubblicazione dell’album è dovuta anche “al cambiamento culturale e tecnologico degli ultimi 20 anni. Sono cadute tante barriere e allora io faccio un disco come mi pare e piace e basta”.

All’interno di quest’ultimo si potrà ascoltare tutta l’unicità di Alex Britti e il suo inconfondibile talento nel pizzicare e strimpellare le corde della sua chitarra. Saranno presenti anche sonorità che rimandano al blues, il jazz, il funk e il rock. “Un melting pot delle fluidità. Mojo è un disco con diverse sonorità. Tutti generi che ho studiato e che fanno parte della mia formazione artistica”. Insomma il bluesman romano è riuscito a fondere il pop, caratteristico degli Stati Uniti, con la passione latina tipica dell’Europa.

Il nome dell’album, invece, si ispira al nome di un amuleto, un portafortuna che rimanda alla magia popolare del Hoodoo. “In realtà non sono superstizioso. Credo solo nelle cose belle che mi fanno stare bene” – spiega il cantante e musicista – Il titolo riporta anche a chiari territori musicali che partono dall’Africa e arrivano in America. Le scelte dell’artista hanno voluto mettere in risalto un tipo di musica che “spesso non viene valorizzata e la colpa è anche di noi artisti che non gli diamo abbastanza spazio”. Dobbiamo prenderci la responsabilità di proporre cose nuove e diverse” – ha poi concluso Britti.