giovedì, 25 Aprile 2024

Salario minimo, accordo sulla direttiva Ue. Von der Leyen: “Tutela la dignità del lavoro”

Il documento fissa i criteri per il calcolo ma non l'obbligo ad adottarlo. Ancora divisioni interne nella maggioranza di governo italiano.

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È stato finalmente raggiunto l’accordo sulla direttiva Ue per il salario minimo. A comunicarlo sul suo account Twitter, la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl). “Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi – spiega su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, accogliendo l’accordo politico raggiunto nella notte sul salario minimo -. Una tappa importante per l’Europa sociale”.

Ora l’intesa dovrà ora essere approvata in via definitiva sia dal Parlamento che dal Consiglio Ue. “Quello raggiunto nella notte a Strasburgo è un accordo storico. Per la prima volta l’Unione europea fissa dei criteri per salari minimi adeguati ed equi e per contrastare la concorrenza sleale e il dumping sociale” afferma in una nota, Daniela Rondinelli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Un documento molto atteso in Italia, definito dallo stesso ministro Andrea Orlando “un assist per i lavoratori”, che ha acceso il dibattito politico sul tema in questi ultimi giorni e creato divisioni all’interno della maggioranza di governo. Tuttavia da Bruxelles sono certi che l’impatto della direttiva non sarà “negativo per la creazione dei posti di lavoro e per l’occupazione”, come ha già avvertito il commissario Ue al Lavoro Nicolas Schmit, ricordando che dopo l’introduzione in Germania l’occupazione è anzi aumentata e che nell’Ue non saranno comunque previsti massimi e minimi salariali.

Nuova direttiva sul salario minimo: i punti

La direttiva punta in particolare a istituire un quadro per fissare salari minimi adeguati ed equi. L’Italia è tra i sei Paesi dell’Ue a non avere già una regolamentazione in materia, con un dibattito del tutto aperto tra le parti sociali e all’interno del governo stesso. L’idea delle tre istituzioni europee nell’accordo in via di approvazione è di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire “un tenore di vita dignitoso”, a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a “rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva”.

La copertura della contrattazione collettiva in particolare dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l’80%, stando ai due obiettivi fissati rispettivamente da Commissione e Parlamento europeo e all’interno dei quali dovrebbe essere trovato un compromesso. Oltre all’Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro.

Entro fine giugno l’approvazione definitiva

La nuova direttiva europea potrebbe essere approvata definitivamente entro giugno facendo scattare la tagliola dei due anni per il recepimento negli ordinamenti nazionali. “Il provvedimento europeo spingerà di più verso interventi che salvaguardino i livelli di salario più bassi e verso una disciplina organica” osserva il ministro Orlando.

Il segretario della Cgil Maurizio Landini invita a non fidarsi dell’Ue “solo quando ci dice di tagliare le pensioni o cancellare l’articolo 18 o tagliare la spesa sociale. Se finalmente tutta l’Europa si rende conto che salari bassi e lavoratori precari senza diritti mettono in discussione tenuta social, bisogna ascoltarla”. “Abbiamo un problema drammatico di lavoro povero – denuncia il segretario del Partito democratico Enrico Letta – .Noi siamo a favore del salario minimo, nella logica della direttiva Ue. Il salario minimo serve a togliere il più possibile dal tavolo le fattispecie di lavoro povero“. Per il vice presidente di FI Antonio Tajani “si rischia di abbassare gli stipendi piuttosto che aumentarli”, mentre per la leader di FdI Giorgia Meloni “è un un’arma di distrazione di massa”, quando invece andrebbe tagliato il cuneo fiscale. Il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte ha definito “indegno” cercare di rimuovere il reddito di cittadinanza, “anzi dobbiamo lavorare per allargare il fronte  introducendo anche il salario minimo”.

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