mercoledì, 24 Aprile 2024

Famiglia rapita nel Mali: si indaga per sequestro a scopo di terrorismo

La coppia ed il figlio, sequestrati da un uomini armati, intendevano realizzare un edificio religioso per la comunità dei Testimoni di Geova. Si ipotizza il coinvolgimento del gruppo jihadista Jnim.

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La procura di Roma ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di terrorismo relativamente al rapimento di una famiglia lucana avvenuto nella Repubblica del Mali. Si tratta del 64enne Rocco Antonio Langone, della moglie Donata Caivano (61 anni) e del figlio della coppia, Giovanni Langone (42 anni).

Originaria della Basilicata, la famiglia si era trasferita a Triuggio, in Lombardia, per motivi di lavoro da ormai quarant’anni. Giovanni era partito da solo per il paese africano, come volontario, per essere poi raggiunto dai genitori a seguito del pensionamento del padre. Testimoni di Geova, i tre volevano aprire una Sala del Regno a Sincina, 300 chilometri a sud della capitale Bamako. Il sindaco Chaka Coulibaly ha, infatti, raccontato che la famiglia aveva presentato il progetto per la costruzione di un edificio religioso. Né Giovanni né i genitori avevano però incarichi religiosi, come precisato dall’Associazione dei Testimoni di Geova del Senegal che ha fatto sapere, tramite il proprio portavoce, di non avere missionari né religiosi sul posto da quasi un anno.

Secondo una fonte della sicurezza maliana, il rapimento sarebbe avvenuto nella tarda serata di giovedì, quando uomini armati avrebbero fatto irruzione nella casa dei Langone, portandoli via a bordo di un fuoristrada. Oltre agli italiani sarebbe stato rapito anche un loro amico originario del Togo. Si ipotizza il coinvolgimento del gruppo jihadista Jnim, che opera tra Mali e Burkina Faso.

Grande preoccupazione da parte dei familiari in Italia, fra i quali ci sarebbe anche l’altro figlio della coppia, Daniele. Vito Longone, fratello di Rocco, ha detto all’Ansa: «Abbiamo paura perché sappiamo che chi ha preso i nostri familiari è molto pericoloso». Dopo aver confermato il rapimento la Farnesina ha rilasciato una nota in cui si legge che «l’Unità di Crisi sta profondendo ogni sforzo – in coordinamento con le competenti articolazioni dello Stato – per una soluzione positiva del caso. A tal fine, il Ministero degli Esteri ribadisce, d’intesa con i famigliari, l’esigenza di mantenere il massimo riserbo» A coordinare l’inchiesta è il procuratore aggiunto Michele Prestipino che ha delegato le indagini ai Carabinieri del Ros, i quali hanno già inviato una prima informativa a piazzale Clodio.

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