giovedì, 25 Aprile 2024

Cartolina da Siviglia, quando l’amore dei tifosi supera il blasone del Club

La finale di Europa League tra Francoforte e Rangers è stata bruttina e a tratti soporifera. Una cosa è però certa, i tifosi di due squadre "minori" sono stati i veri vincitori, a discapito di Club composti da figurine, ma senza un attaccamento viscerale da parte dei propri supporters.

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La Coppa Uefa/Europa League è da cinquant’anni palcoscenico di squadre di “seconda fascia”, ossia fuori dalle prime posizioni in classifica dei campionati europei. Va quindi di pari passo il discorso che ci siano compagini meno blasonate, con un palmares modesto e un livello tecnico/tattico al di sotto dell’élite calcistica.

Con l’introduzione del nuovo format c’è stato, per alcuni aspetti, un colpo di coda. L’arrivo delle terze classificate dai gironi di Champions League ha portato un innalzamento del livello medio, ma al contempo anche un discreto squilibrio di valori in campo. Lo testimoniano le squadre vincitrici delle ultime edizioni, basti pensare ad Atletico Madrid, Manchester United o Chelsea; oppure squadre finaliste come Inter, Liverpool o Arsenal.

Not a “Plastic Fans” – Quando l’amore per il proprio Club supera il suo blasone

L’altra faccia della medaglia della competizione testimonia però anche l’approdo in finale di squadre con un palmares esiguo, o addirittura alla prima apparizione nell’atto conclusivo. Si possono infatti citare i casi di Dnipro, i campioni uscenti del Villarreal, squadra dell’omonino comune spagnolo di 50mila anime, il Braga, ma soprattutto le due finaliste dell’ultima edizione.

L’Eintracht Francoforte, club tedesco che milita in Bundesliga, nei suoi 123 anni di storia ha vinto appena un campionato, cinque coppe nazionali e una Coppa Uefa, quella del 1980. Le Aquile nella finale di giovedì hanno pero fatto leva su una tifoseria “mostruosa”, capace di invadere, in semifinale, il Nou Camp di Barcellona con 30mila tifosi al seguito: in altri termini, hanno fatto sì che il fattore campo fosse un dettaglio insignificante.

Anche per la finale non si sono smentiti. Siviglia è stata invasa da 50mila cuori bianconeri, creando un effetto ottico nello stadio da brividi, il tutto condito da un dress code specifico: indossare la maglia della propria squadra o una semplice t-shirt bianca.

I supporters scozzesi del Rangers non sono certamente rimasti a guardare. Fondato nel 1872, nel corso della sua storia il Club ha vinto 55 campionati e 33 coppe nazionali, ma in ambito internazionale può vantare soltanto una Coppa delle Coppe, risalente al 1972.

Per il bis europeo ci andò vicino nel 2008, quando il Rangers Glasgow raggiunse la finale di Coppa Uefa nella vicinissima Manchester, persa però 2-0 contro lo Zenit San Pietroburgo. In quell’occasione la città mancuniana fu letteralmente presa d’assalto da migliaia e migliaia di tifosi, a testimonianza di un traguardo europeo raggiunto dopo oltre 36 anni.

Tra le due finali disputate c’è però stato un duro colpo per i Light Blues, nel 2012 infatti la società fallì e fu costretta a ripartire dal più basso livello del calcio scozzese, la quarta serie. Seppur il ritorno ai massimi livelli è stato per certi versi immediato, anche in quegli anni bui i tifosi non hanno mai smesso di sostenere la propria squadra.

Per rispettare tradizioni e gerarchie, una parte di Glasgow ha deciso di invadere, letteralmente, Siviglia. Seppur l’impianto possa ospitare in totale 48mila spettatori, si contavano 100mila supporters dei Teddy Bears nella città andalusa.

Con il classico folklore che contraddistingue gli abitanti d’oltremanica, Siviglia è presto diventata una piccola Scozia, con nugoli di folla completamente vestiti di blu ad invadere la città. E pazienza se la Coppa è volata in Germania, una trasferta del genere è da considerare una vittoria da raccontare ai nipotini con gli occhi lucidi.

Cartolina da Siviglia – Tanti saluti alla Superlega, al Manchester City e al PSG

Fa ridere, ma anche riflettere, ciò che è accaduto giovedì in Spagna. Se è vero come è vero che i valori in campo erano modesti, con la partita che a tratti è diventata un’ottima cura contro l’insonnia, è anche veritiero affermare che una finale così esotica ha avuto il proprio fascino.

Per la prima volta, da dieci anni a questa parte, è stato difficile individuare un vincitore o un favorito alla vigilia, con entrambe le compagini a suscitare simpatia nei tifosi neutrali. Se a venir meno è stato il divertimento sul terreno di gioco, come visto in precedenza, il vero spettacolo è stato sugli spalti.

Se partiamo dal presupposto che l’undici titolare della semifinale di ritorno del Glasgow Rangers ammontava a 14 milioni di euro, possiamo prendere spunto per una riflessione. Se pensiamo alle cifre spropositate che gravitano intorno a pseudo top player, agenti, commissioni tra giocatori e squadre, allora forse un barlume di speranza sul quale aggrapparci esiste ancora.

La finale di mercoledì è stata uno schiaffone morale alle squadre piene zeppe di campionissimi, con società capaci di elargire alle proprie star uno stipendio equivalente al PIL del Gambia. Se nel calcio valesse la logica del “più spendi più vinci”, ad oggi potremmo contare in tutte le categorie del globo circa dieci/quindici Club.

Fortunatamente non è così. Il cerchio si chiude se si pensa alla proposta della Superlega dello scorso anno, o alle lacrime di coccodrillo dei presidenti di PSG e Manchester City, contrari al nuovo progetto. I primi hanno speso negli ultimi dieci anni di calciomercato quasi due miliardi di euro, mentre i secondi, soltanto sotto la guida Guardiola, oltre un miliardo di euro: risultato? Nessun successo in ambito europeo.

A mettere la ciliegina sulla torta sono i tifosi delle rispettive squadre. Il PSG prima degli anni ’10 probabilmente aveva un decimo dei sostenitori che ha adesso, mentre il City fino a dieci anni fa poteva contare tra i propri fedelissimi i fratelli Gallagher e pochi altri.

È lapalissiano che cifre del genere, investite nel calciomercato, portano spesso grandi calciatori nella propria rosa. A facilitare l’arruolamento di nuovi tifosi sono stati chiaramente gli acquisti di Messi, Ibrahimovic, Neymar, Mbappé, De Bruyne, Mahrez, Aguero o David Silva, per citarne alcuni.

A tal proposito, è divenuto celebre per i parigini lo striscione sfottò dei supporters rivali del Marsiglia risalente al 2020. I tifosi dell’OM in quell’occasione canzonarono le orecchie di Di Maria, simili alla tanto agognata Champions League: “1.8 mlr pur soulever les grandes oreilles de Di Maria!” (1.8 miliardi per sollevare le grandi orecchie di Di Maria).

Oltremanica è invece abbastanza eloquente l’appellativo per lo stadio dei Citizens, al secolo chiamato “Ethiad Stadium”. Nel giro di pochissimo tempo è stato rinominato “Emptyad Stadium” ossia “stadio vuoto” per via della scarsa affluenza della tifoseria degli Sky Blues.

Con buona pace di tifosi che sognano un calcio simile ad un videogioco, continua a valere il detto del “Non è tutto oro ciò che luccica”. I sostenitori dello sport più bello del mondo continuano a ringraziare.

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