sabato, 20 Aprile 2024

Milano, stilista impiccata. La perizia: “Non ci sono sagome nel filmato dell’ultima notte”

Si tratterebbe di "artefatto da compressione": questo l'esito della perizia, effettuata su un filmato di una telecamera di sorveglianza nei pressi dell'albero in cui Carlotta è stata ritrovata impiccata.

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L’iter giudiziario per far luce sulla morte di Carlotta Benusiglio continua. Infatti, il 21 febbraio era stata richiesta una perizia sul filmato che avrebbe ripreso gli ultimi istanti di vita di Carlotta affiancata da “un’ombra”, riconducibile ad una sagoma umana.

Non sarebbe una sagoma umana ma un “artefatto da compressione“: questo l’esito della perizia disposta dal gup di Milano Raffaella Mascarino nel processo in rito abbreviato in cui, Marco Venturi, l’allora fidanzato di Carlotta, è imputato per omicidio.

La perizia è stata effettuata sul filmato di una telecamera di videosorveglianza che, quel 31 maggio 2016, notte in cui è morta la stilista, ha ripreso la zona di piazza Napoli nei pressi dell’albero in cui è stata ritrovata impiccata con la sua sciarpa.

Per i legali della famiglia Benusiglio, l’ombra sarebbe stata tra le prove della responsabilità di Venturi mentre per la difesa solamente un artefatto senza importanza. L’esame ha infatti indicato che, la macchia che compare nel filmato della telecamera di videosorveglianza, non è una sagoma riconducibile ad un essere umano. Nella relazione “informatico-forense”, firmata dall’ingegnere Massimo Giuliani e depositata al gup e alle parti dopo circa 2 mesi di analisi, viene spiegato che quella macchia-ombra sia un “artefatto” dovuto alla compressione di pixel nelle immagini a causa del movimento di rotazione della telecamera e che si trova, tra l’altro, ad un’altezza pari a quella delle fronde di un albero. Portando ad escludere, anche con quest’ultimo aspetto, che si tratti di una sagoma di una persona. Gli esiti delle analisi ricalcano quelli di una consulenza della Polizia Scientifica già agli atti dell’inchiesta. Lo scorso 21 febbraio il giudice, dopo le conclusioni di accusa, difesa e parte civile, aveva disposto la perizia per “depurare, attraverso le migliori tecnologie disponibili, la visione delle immagini già agli atti ed estrapolate dalla telecamera Napoli 13“, ovvero circa tre minuti di registrazioni dalle 3.39 alle 3.42 di quella notte.

I legali di parte civile, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, che come la Procura sostengono la tesi dell’omicidio e della simulazione del suicidio con impiccagione, avevano mostrato nella discussione i frame nei quali, a loro dire, si vedeva una sagoma. In particolare, una macchia verso l’uscita del parco, nel momento in cui il corpo della stilista risultava appeso all’albero. Lo scorso 19 novembre, il pm Francesca Crupi ha chiesto una condanna a 30 anni per il 45enne accusato di omicidio volontario, ma anche di episodi di stalking e lesioni, tra il 2014 e il 2016, su quella che, in vita, è stata la sua compagna.

La perizia sarà discussa in un’udienza il prossimo lunedì, 16 maggio. Sul caso pesano anche tre provvedimenti: gip, Riesame e Cassazione, con cui è stata respinta la richiesta d’arresto per Venturi e una perizia medico-legale in indagini che ha stabilito che si sarebbe trattato di suicidio.

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