venerdì, 29 Marzo 2024

Guerra in Ucraina, colpita fabbrica di armi a Kiev. Feroci combattimenti a Mariupol. Il maggiore Volyna: “Stiamo soccombendo”

La scorsa notte diversi missili russi hanno colpito una fabbrica di armi nei pressi della capitale ucraina. A Mariupol, invece, gli occupanti avrebbero iniziato a riesumare i cadaveri dei civili sepolti nei cortili dei blocchi residenziali e a cremarli per nascondere i crimini di guerra.

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“Il numero e l’entità degli attacchi missilistici su Kiev aumenterà in proporzione a quelli ucraini su Mosca”, afferma il Ministero della Difesa russo. La scorsa notte, intanto, diversi missili russi hanno colpito una fabbrica di armi nei pressi della capitale ucraina. “Missili a lungo raggio hanno centrato uno stabilimento della periferia”, spiega il portavoce del Ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, citato dall’agenzia di stampa Tass. “Le officine per la produzione e la riparazione di sistemi missilistici antiaerei a lungo e medio raggio, così come quelli antinave, sono state distrutte”, aggiunge. “30 mercenari polacchi al soldo di Kiev, invece, sono stati liquidati”, chiosa.

I combattimenti di Mariupol

“Bisogna sbloccare Mariupol il prima possibile. Sia militarmente che politicamente”. Recita così l’appello del maggiore Serhiy Volyna, comandante della 36esima brigata della Marina ucraina, secondo cui, da questa mattina, sono in corso feroci combattimenti nella città. “I russi avanzano in modo aggressivo”, dice. “La situazione è critica. Non abbiamo intenzione di arrenderci, ma stiamo soccombendo”. Secondo il Consiglio Comunale di Mariupol, invece, gli occupanti avrebbero iniziato a riesumare i cadaveri dei civili sepolti nei cortili dei blocchi residenziali. “I soldati russi non permettono ai residenti di seppellire i morti. In ogni cortile hanno piazzato un supervisore per far rispettare questa assurda regola”, scrivono i funzionari su Telegram. In città, secondo Kiev, sarebbero presenti ben 13 forni crematori. E i militari russi starebbero cercando in questo modo di nascondere i crimini di guerra.

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